La lezione di Cruciani alla sinistra: “Senza polizia non ci sarebbero libertà”

Sono 10 gli agenti indagati per gli scontri di febbraio 2024 con i manifestanti pro-Pal. Dopo le polemiche su loro operato, ora l'avviso di garanzia per eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi e lesioni personali

La lezione di Cruciani alla sinistra: “Senza polizia non ci sarebbero libertà”
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Venerdì 23 febbraio, a Pisa, uno dei tanti cortei che da ottobre 2023 animano in maniera più o meno pacifica anzi, spesso violenta, le piazze italiane è arrivato allo scontro con le forze dell'ordine schierate a tutela della zona rossa invalicabile. Il corteo, non autorizzato, voleva spingersi verso una piazza sensibile alla quale doveva essere precluso l'accesso ma, davanti allo schieramento degli uomini in tenuta antisommossa, i manifestanti non hanno esitato a tentare una forzatura. La reazione degli agenti non si è fatta attendere ed è stata approntata una carica di alleggerimento con gli strumenti dei quali la Polizia di Stato è dotata per queste occasioni: sfollagente e scudi. Lo scontro è stato duro e si sono alzate le polemiche indignate di chi ha accusato gli agenti di fare violenza contro "bravi ragazzi", che erano "solo studenti".

Proprio per quel senso di responsabilità e di serietà che da sempre contraddistingue gli agenti della Polizia di Stato, sono stati gli stessi protagonisti ad autoidentificarsi con la procura della Repubblica. E oggi, quegli stessi agenti, in totale 10, sono indagati per cooperazione colposa, eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi e lesioni personali e da mesi non ricoprono più incarichi operativi presso la questura di Pisa. "Come si devono sentire le forze dell’ordine? Ora sono sotto indagine i poliziotti di Pisa che usarono il manganello nei confronti di un pro-Palestina in una manifestazione. Senza le forze dell’ordine nel nostro Paese non ci sarebbero le nostre libertà", è stato il commento del conduttore Giuseppe Cruciani dalle frequenze di Radio24.

Per quell'episodio ci fu anche una nota del Quirinale, secondo la quale "con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento". Eppure, agli agenti era stata data disposizione di proteggere un luogo sensibile e così hanno fatto. Le opposizioni salirono sugli scudi, accusarono le forze dell'ordine di essere una compagine violenta e il governo di essere di matrice "securitaria". Nessuna condanna, in quell'occasione, nei confronti dei violenti, di chi ha tentato lo sfondamento del cordone con anche bastoni e aste. Contro chi ha tentato di prendere a calci gli agenti che, quando indossano quella divisa, rappresentano lo Stato italiano.

Dei violenti che hanno tentato l'assalto non ci sono tracce e, tanto meno, ci sono indagati tra la compagine dei ben noti sobillatori delle piazze, che mandano i ragazzini in prima fila a scontrarsi con le forze dell'ordine. Molti erano travisati e il volto coperto, segno di una chiara volontà di non essere identificati.

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