L'ipotesi mandante, i 7000 file, gli alert mancati: così Mister X ha spiato le sorelle Meloni

La procura ipotizza l'esistenza di un mandante dietro le indagini condotte dall'ex impiegato di Banca Intesa su 3500 conti correnti, di cui spiava anche i movimenti della carta di credito

L'ipotesi mandante, i 7000 file, gli alert mancati: così Mister X ha spiato le sorelle Meloni
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Cinquantadue anni, casa a Bitonto ma lavoro a Bisceglie: il "mister X" di Banca Intesa che ha avuto accesso ai dati bancari di Giorgia Meloni, ma anche di sua sorella Arianna e di altre alte cariche dello Stato, oltre che a quelli di personaggi dell'imprenditoria, dello spettacolo e dello sport, si chiama Vincenzo Coviello. Nessuna violazione dei sistemi da parte sua, perché grazie alla sua posizione ha potuto fare liberamente 7000 accessi abusivi ai conti correnti aperti dai clienti presso le filiali Banca Intesa su tutto il territorio nazionale, ben 679. Sono in tutto 3.500 i conti correnti che Coviello ha "spiato" nel corso di 26 mesi, attingendo a documenti riservati.

Per questa ragione la procura della Repubblica di Bari ha ipotizzato per lui il reato di "accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato". Perché l'ha fatto? Questa è la domanda regina alla quale dovranno dare una risposta le indagini che sta conducendo la procura. Da parte sua, Coviello si difende: "Ho fatto tutto da solo, e comunque non ho mai scaricato documenti". E ancora: "Sono un maniaco del controllo". Una versione che non convince gli inquirenti, che sospetta l'esistenza di possibili complici ma anche di una rete di interesse, che ha usato il dipendente della banca per ottenere le informazioni riservate. Per 26 mesi, Coviello ha fatto controlli su tutti i protagonisti della cronaca, politica e giudiziaria, italiana. Compreso il premier, i suoi predecessori, ministri, e anche il procuratore della Repubblica Giovanni Melillo, nei giorni in cui scoppiò il caso del dossieraggio in Umbria. Sebbene l'indagato abbia dichiarato di aver agito per curiosità, il procuratore di Bari, Roberto Rossi, e l'aggiunto, Giuseppe Maralfa, nel decreto di perquisizione lo smentiscono, sostenendo che "lo faceva verosimilmente in concerto con una persona da identificare: un mandante degli accessi abusuvi al sistema informatico di Intesa".

Al centro dell'attenzione c'è anche il mancato alert: perché non sono scattati gli avvisi sugli accessi ai conti correnti? Coviello ha aperto i conti dei clienti per oltre due anni, più di 550 giorni lavorativi. Una media di 6/7 conti aperti per ogni giorno che lui si trovava in ufficio. L'indagine è partita a seguito della denuncia effettuata da un cliente, a sua involta informato dal responsabile della sua filiale. Coviello viene licenziato in tronco l'8 agosto, a seguito di un alert interno all'istituto bancario dello scorso maggio, che ha avvisato di attività anomale in quella specifica filiale. In qualche frangente, infatti, l'impiegato si sarebbe fatto prendere la mano, per ragioni che ora gli investigatori dovranno capire. A quel punto è scattata l'indagine interna e, grazie all'analisi degli accessi, si è arrivati a Coviello. Ma l'alert interno è scattato dopo due anni, durante i quali l'impiegato ha potuto disporre liberamente delle informazioni relative ai conti correnti dei clienti.

L'impiegato si difende: "Non ho più fatto interrogazioni da ottobre 2023, dopo essere stato richiamato dal direttore, in seguito ai primi controlli". Una versione falsa, sia a fronte dei 7000 accessi effettuati sia a fronte degli accessi rilevati fino all'aprile 2024. Stando a quanto emerso dalle indagini, per quanto sia di per sé grave, Coviello non si limitava a effettuare l'accesso ai conti correnti ma in alcuni casi ha controllato anche i movimenti della carta di credito. Una ricerca molto particolare, perché permette di conoscere in tempo reale, o retrodatandoli, gli spostamenti delle persone attenzionate. Perché l'impiegato ha avuto bisogno di accedere a queste informazioni? La semplice curiosità non spiega questa vicenda, e non lo fa soprattutto in un contesto come quello attuale, in cui è in corso un'indagine sul dossieraggio in Umbria.

Sono molti gli elementi di contatto di queste due vicende, anche se gli inquirenti di Bari e Perugia si sono affrettati a sostenere che non esistano collegamenti tra le due vicende. Per il momento, esiste però una similitudine: entrambi i casi sono stati rivelati dal quotidiano Domani.

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