Morto suicida ragazzo in viaggio studio. I racconti degli studenti, tra molestie e malattie

Tante testimonianze contro un'esperienza di studio all'estero: un anno e mezzo fa si suicidò Claudio Mandia. Partirà il processo civile per lui negli Stati Uniti

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"
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In attesa del processo civile negli Stati Uniti per il suicidio del 17enne Claudio Mandia sono giunte a “Chi l’ha visto?” diverse testimonianze di persone che da giovani parteciparono a un programma di studio all’estero con Ef Academy. Queste testimonianze, seppur non tragiche nell’epilogo come invece accadde al giovane salernitano, hanno evidenziato molte presunte mancanze organizzative.

Claudio Mandia si tolse la vita a Thornwood il 17 febbraio 2022 in una stanza nel quale era stato collocato dopo essere stato espulso dal programma di Ef Academy per aver copiato, in attesa dell’arrivo dei suoi genitori. Solo dopo lo sbarco la madre e il padre Elisabetta Benesatto e Mauro Mandia scoprirono che il figlio era morto, e nell’ultimo giorno di vita non avrebbe neppure ricevuto da mangiare. Eppure, come ha ricordato papà Mauro, solo 48 prima del suicidio disse all’organizzazione: “Occupatevi di nostro figlio”.

La trasmissione di Rai 3 ha ricevuto un comunicato dall’Ef Academy, in cui si legge: “I nostri cuori rimangono con la famiglia di Claudio e con tutti coloro che l'hanno conosciuto e amato: la nostra comunità è ancora in lutto per la sua perdita. Dopo la morte di Claudio, abbiamo dato priorità alla sua privacy e a quella della sua famiglia ancora il lutto, scegliendo di non fornire un resoconto più dettagliato di ciò che è accaduto”. Tuttavia i genitori di Mandia asseriscono di non aver ricevuto neppure un telegramma, un biglietto o un messaggio. “Non sono segni di compassione, di solidarietà, di quell’attenzione, non dico di lutto, dovuta anche a un’estranea”, ha rincarato Benesatto

Le testimonianze raccolte da “Chi l’ha visto?” sono in alcuni casi agghiaccianti e riguardano esperienze avvenute nel Regno Unito, in Irlanda e negli Stati Uniti: alcune di queste arrivano anche da 40 anni fa. C’è chi parla di condizioni igieniche precarie (testimoniate anche da un uomo che fu insegnante nel programma), di cibi razionati, di famiglie ospiti assenti o con un comportamento assolutamente non accogliente. Alla madre una 14enne cui veniva razionato cibo e acqua calda venne risposto che “Le mamme italiane sono troppo protettive”.

C’è chi ha raccontato perfino di una presunta molestia liquidata dall’organizzazione: una giovane che studiò negli Stati Uniti ha affermato di essere rientrata a casa da scuola in una giornata no, per poi essere incalzata a parlare dal padre della famiglia ospitante, forse alcolista, che prima le accarezzò i capelli e poi iniziò a battere i pugni contro muri e porte. La segnalazione all’organizzazione non andò a buon fine: la local coordinator avrebbe smentito la giovane perché la famiglia ospite sarebbe stata sua amica. Una volta accolta in casa propria la studentessa, la local coordinator si sarebbe rifiutata di accompagnarla a scuola per un mese, perché l’istituto era distante mezz’ora dalla propria abitazione. E a nulla sarebbero servite le lamentele social della madre della ragazza.

Il caso più eclatante tra le nuove testimonianze riguarda Alessandra, che fu ospitata in una famiglia che, a suo dire, non avrebbe tenuto conto di una sua allergia alimentare comunicata per tempo. La giovane ha lamentato la scarsa igiene in cui trovò la stanza, con muffa alle pareti, oltre che il fatto che sarebbe stata nutrita con gli avanzi della famiglia, mentre la madre ospite sarebbe rientrata in casa più volte all’apparenza non troppo in sé. A pochi giorni dal suo arrivo, Alessandra si ammalò gravemente: contattata la local coordinator, ricordandole di aver pagato un’assicurazione sanitaria, le sarebbe stato risposto che invece avrebbe dovuto pagare medici ed esami di tasca propria.

Fu spostata in un’altra casa solo dopo che la madre della studentessa minacciò sui social di pubblicare dappertutto le foto delle condizioni igieniche della stanza, che la figlia condivideva con altre studentesse. Al suo rientro a Milano, Alessandra avrebbe scoperto di aver contratto la toxoplasmosi.

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