Le cure, lo stadio, la vita in città. Così il boss beffava le forze dell'ordine

Il boss di Castelvetrano si trovava in una clinica situata in una delle zone più trafficate dell'area urbana di Palermo. Segno di come la primula rossa sapeva come spostarsi all'interno della città

Le cure, lo stadio, la vita in città. Così il boss beffava le forze dell'ordine

Quando si pensa alla cattura di un boss di Cosa nostra, con la mente si va al casolare di Corleone in cui è stato preso Bernardo Provenzano nell'aprile del 2006. Una campagna remota, difficile da scovare, è lì che ci si immagina la latitanza di una primula rossa. Forse però già si sapeva che un luogo del genere non poteva essere l'ultima dimora di Matteo Messina Denaro.

Lui aveva sì il suo feudo in una Castelvetrano adagiata alle porte della campagna del Belice, ma la vita di città l'ha sempre fatta. Da giovane, così come da latitante. Nel 2010 ad esempio, un pentito ha confidato a un carabiniere del Ros che il super ricercato nel maggio di quell'anno ha trovato comodamente posto allo stadio Renzo Barbera per una sfida di Serie A del Palermo.

Vedere quindi palazzi, auto e uno sfondo di città mentre viene portato via dai carabinieri, non è stata una sorpresa. Importante però capire nel dettaglio il luogo in cui Messina Denaro ha terminato di rappresentare un fantasma per lo Stato.

Catturato nel quartiere di San Lorenzo

I carabinieri hanno subito reso noto nelle varie agenzie che l'oramai ex primula rossa si trovava nella clinica La Maddalena di Palermo. Si tratta di una struttura situata in via San Lorenzo. Una via trafficata, importante e che dà il nome al quartiere circostante.

Nella storia di cosa nostra, San Lorenzo non è un'area proprio secondaria. Fino a qualche anno fa qui a dettare legge era Salvatore Lo Piccolo, descritto come suo rivale subito dopo la cattura di Provenzano. Uno che voleva riportare l'asse di cosa nostra all'interno di Palermo, forte dell'importanza della sua famiglia all'interno dell'organizzazione.

Lo Piccolo non ha fatto però in tempo. Preso nel 2007 dalla Polizia assieme al figlio Sandro, il suo vuoto ha aperto la strada al boss di Castelvetrano. È da allora che Messina Denaro è considerato il capomafia, anche se cosa nostra ha stentato a riorganizzare una cupola e soprattutto la primula rossa non proveniva della provincia di Palermo.

Ma nel capoluogo siciliano lui è tornato spesso negli ultimi anni. A Messina Denaro l'aria di città è sempre piaciuta. Non solo per gli affari, ma anche per la vita. Da giovane non mancavano sue capatine nei locali notturni e nei luoghi frequentati dai suoi coetanei. Trasferte di piacere e di lavoro che varie volte si sarebbe concesso anche in latitanza.

Messina Denaro a suo agio tra le vie di Palermo

Il boss di Castelvetrano si trovava a San Lorenzo per motivi sanitari. È qui che si stava facendo curare, da almeno un anno secondo i Carabinieri. Poco o nulla quindi sembrano entrarci le dinamiche di cosa nostra interne al quartiere. Messina Denaro era a San Lorenzo “di passaggio”. Ma è proprio su questo passaggio che si aprono mille interrogativi.

San Lorenzo fino all'immediato dopoguerra altro non era che una delle tante borgate attorno al centro di Palermo. Poi con l'estensione della città verso la Conca d'Oro e verso nord, la zona è stata inglobata nell'area urbana del capoluogo siciliano. Ed è diventata una delle più importanti a livello commerciale.

La stessa via San Lorenzo è diventata sede di molte attività, nelle vie limitrofe sono sorti decine di palazzi residenziali e di capannoni commerciali. Alle sue spalle corre via Ugo La Malfa, altra strada commerciale, così come la tangenziale e il passante ferroviario. Proprio vicino la clinica La Maddalena ci sono due fermate del servizio metropolitano che collega il centro di Palermo con l'aeroporto.

In poche parole, Messina Denaro si trovava in una via tra le più trafficate e frequentate di Palermo.

Probabilmente la percorreva diverse volte al mese o alla settimana, la sua auto potrebbe essersi confusa tante volte con quelle del normale traffico di via San Lorenzo. Segno di come il boss non solo amava stare a Palermo, ma la città la conosceva bene. E sapeva, soprattutto, come muoversi al suo interno. Sentendosi, fino a oggi, sicuro di non essere acciuffato.

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