Dopo Raffaele Cantone e Giovanni Melillo, questa mattina è toccato al comandante generale della Guardia di finanza, Andrea De Gennaro, essere audito in commissione antimafia in merito all'inchiesta giudiziaria sul presunto dossieraggio esplosa poco meno di un mese fa. Il generale di Corpo d'Armata sostiene di essere estremamente interessato "a comprendere cosa sia effettivamente accaduto" e farà di tutto "affinché sia fatta piena luce sull'intera vicenda", considerando anche che la Guardia di Finanza "è parte lesa". Anche perché la tutela della riservatezza "dei dati identificativi del segnalante e delle informazioni ai soggetti obbligati costituisce uno dei principi cardine del sistema anti-riciclaggio". In ogni caso, i fatti relazionati sia dal capo della procura di Perugia (da dove è partita l'indagine) sia dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo inducono a riflettere "sull'esigenza di rafforzare i presidi della sicurezza informatica che non attiene solo alla materia delle Segnalazioni di operazioni sospette, ma riguarda anche l'infrastruttura tecnologica e la tenuta dei software da minacce provenienti anche dall'esterno".
De Gennaro non si sente al momento di potere dire "di avere elementi per poter ipotizzare una rete o un riferimento diverso da quello appreso dal procuratore Catone su quanto emerso dall'indagine". In ogni caso rivela che il tenente Striano - indagato per falso, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d'ufficio - non ha più accesso a banche dati "dal novembre 2022: pur essendoci indizi importanti, anche per noi è innocente fino a quando non avrà avuto un eventuale rinvio a giudizio o una condanna". Nel corso della sua audizione, l'attuale comandante generale della Guardia di finanza afferma che, fino al settembre 2022, "chi operava presso la direzione nazionale antimafia non aveva né il vpn né il collegamento alla rete informatica". Subito dopo, invece, "si sono assegnate le cosiddette saponette e da novembre 2023 c'è un collegamento in fibra sulla procura nazionale antimafia". Questo significherebbe che i militari del gruppo Sos possono accedere alle banche dati "fisicamente dalla procura nazionale, prima no". A chi gli chiede perché Striano (che comunque sarà sottoposto a una Commissione di disciplina non prima del rinvio a giudizio) facesse accessi da reparto Gdf, De Gennaro replica: "Semplicemente perché da un'altra parte non lo poteva fare".
Nel 2019 Striano fu assegnato alla Dna poiché "ritenuto adatto per quel ruolo" dopo uno screening. I militari della Guardia di Finanza non possono quindi accedere alle banche dati delle autorità giudiziarie ed è motivo per cui alcuni di loro sono stati mandati presso la Direzione Nazionale Antimafia. "Mandare dei militari presso la Dna al solo fine di farli accedere alle banche dati non era però lo spirito del distacco", perché quest'ultimo doveva essere quello di "consentire al gruppo cosiddetto Sos, e a coloro che avevano la diretta responsabilità successiva, di fare serie interrogazioni che consentissero una armonizzazione delle informazioni per capire se le Sos a carico di tizio fossero o no da inviare a una direzione distrettuale antimafia", osserva De Gennaro. Rispondendo ad alcune domande sui motivi della possibilità per il finanziere accusato di spionaggio di accedere a varie banche dati, precisa: "Mi chiedo come si sarebbe potuto fare questo matching senza avere accesso ad entrambe le banche dati".
Il controlli sugli accessi del finanziere Striano erano sotto la responsabilità "del gruppo Sos, che in quel momento era Antonio Laudati". Quest'ultimo è il magistrato dell'Antimafia finito anche lui sotto inchiesta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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