I primi risultati dell'autopsia di Ruffino: "No evidenze di malattie gravi"

Non ci sarebbero patologie gravi alla base della decisione di Luca Ruffino di togliersi la vita nel suo appartamento di Milano

I primi risultati dell'autopsia di Ruffino: "No evidenze di malattie gravi"
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Oggi è stata eseguita l'autopsia su Luca Ruffino, il presidente di Visibilia Editore, morto suicida sabato sera con un colpo di pistola nella sua abitazione. Per avere i risultati definitivi degli esami occorrerà tempo ma le prime rilevanze escludono che potesse avere gravi malattie. A quanto si è appreso da fonti giudiziarie, infatti, dall'autopsia non sarebbe emerso "nulla di rilevante". Accertare la presenza o meno di malattie gravi, che potrebbero avere spinto l'imprenditore a togliersi la vita, era uno dei quesiti posti dalla procura agli esperti dell'Istituto di Medicina legale di Milano.

Al momento, infatti, la procura indaga per istigazione al suicidio, un atto dovuto per poter procedere con l'indagine e scoprire quali possano essere stati i motivi che hanno spinto Ruffino a compiere l'estremo gesto. Escludere la presenza di una malattia grave rappresenta il punto di partenza dell'indagine per capire in che direzione proseguire, una pietra miliare che permette di escludere una delle ragioni che potrebbero convincere un uomo a togliersi la vita. L'ipotesi doveva essere verificata anche perché alcune persone hanno dichiarato, a poche ore dalla scomparsa di Ruffino, di aver saputo di una malattia di cui l'imprenditore era venuto a conoscenza non molto tempo fa.

Il legale Fabio Re Ferrè, nominato dalla famiglia per assisterla in questi difficili momenti, non ha partecipato all'esame autoptico e non ha nominato un consulente, avendo "piena fiducia nella scrupolosità della procura". Nei biglietti lasciati ai familiari Ruffino aveva fatto riferimento alla fatica degli ultimi anni. "Ho accumulato tensioni e sofferenze che hanno saturato i miei spazi. Vi chiedo scusa", si legge in uno dei messaggi. Anni fa Ruffino, aveva avuto un tumore da cui era però guarito e già nelle ore successive, le indagini non avevano fatto emergere conferme di una recidiva. L'ultimo medico che lo ha visitato, sentito dalla squadra mobile guidata da Marco Calì, aveva già dichiarato di non essere a conoscenza di patologie particolari. "Siamo distrutti dal dolore per un gesto al quale non riusciamo a dare alcun senso.

Nostro padre era un combattente e aveva costruito una solida realtà imprenditoriale", hanno detto i figli in una nota, confidando nella procura per trovare risposte a un gesto che non sembra al momento spiegabile.

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