Nei giorni scorsi la Cassazione ha accolto il ricorso di Amanda Knox contro la condanna a tre anni di reclusione per calunnia (ai danni di Patrick Lumumba) sulla base di quanto deciso dalla Corte Europea dei Diritti dell'uomo. E a seguito di quel pronunciamento, anche Raffaele Sollecito si è detto fiducioso dinanzi alla prospettiva di poter essere risarcito per "un'ingiusta detenzione". Ad oltre quindici anni di distanza dall'omicidio di Meredith Kercher e a circa un lustro dall'assoluzione definitiva di Sollecito e della statunitense Knox, la vicenda non sembra ancora essersi del tutto conclusa. Perlomeno per quel che riguarda i procedimenti giudiziari collaterali, perché la decisione della Cassazione sulla querelle Knox - Lumumba riporta nuovamente l'attenzione su un altro protagonista della vicenda.
Serve però un piccolo passo indietro, per poter meglio comprendere la questione: nel 2018 Amanda Knox venne assolta con Raffaele Sollecito dall'accusa di aver ucciso a Perugia l'1 novembre 2007 la coinquilina inglese, ma fu condannata definitivamente per la calunnia a Lumumba, proprietario di un bar in cui aveva lavorato. Poco prima dell’omicidio, l'uomo l’aveva licenziata perché, stando a quanto aveva dichiarato lui stesso durante il processo, la giovane era molto disinibita con i clienti e lavorava male. Tirato in ballo dall'americana, attraverso delle accuse mosse spontaneamente in questura, Lumumba venne arrestato il 6 novembre 2007 e rimase in carcere per circa due settimane, per poi tornare in libertà perché riconosciuto estraneo al delitto. Sollecito venne invece ritenuto colpevole in primo grado e trascorse in carcere quasi quattro anni, prima di essere assolto e della conseguente scarcerazione. Proprio su queste basi, quest'ultimo aveva chiesto un risarcimento milionario, appellandosi anche alla responsabilità civile dei magistrati.
E nel commentare l'ultimo provvedimento favorevole ad Amanda Knox, ha fatto anche il punto della situazione per gli aspetti che lo riguardano. "Sono molto contento per lei, un traguardo bello ed inaspettato - le sue parole, riportate nelle scorse ore dal quotidiano La Nazione - sto ancora aspettando la decisione della Cedu per il risarcimento per ingiusta detenzione e sto attendendo anche la decisione in Cassazione per la responsabilità civile dei magistrati". La richiesta di risarcimento di Sollecito per ingiusta detenzione era stata respinta in Cassazione e per questo si è rivolto alla Corte Europea.
Aveva inoltre chiesto di essere risarcito facendo affidamento sulla legge in materia di responsabilità civile dei magistrati, per un'istanza tuttavia bocciata sia in primo che secondo grado (e poi impugnata in Cassazione). "Alla luce, anche, di queste belle notizie - ha chiosato Sollecito - mi auguro che nei miei procedimenti realizzino la grave ingiustizia e il danno a me recato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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