Matteo Salvini rischia di sei anni di carcere con l'accusa di sequestro di persona nel caso della Ong spagnola Open Arms e ora le altre organizzazioni non governative sembra vogliano approfittare della situazione per qualche attacco in più al ministro dei Trasporti. Inviso per la sua visione sulle migrazioni irregolari, e per il tentativo di fermarle quando era titolare del Viminale, Salvini si è attirato le ire delle Ong, che non vedono l'ora che per lui si aprano le porte del carcere. Certo, prima che succede ci dev'essere l'espressione definitiva di un tribunale e difficilmente questa arriverà, ma intanto la posizione dei pm che a Palermo hanno imbastito la requisitoria sembra far estremamente piacere alle organizzazioni, soprattutto a Sea-Watch.
La Ong tedesca, in lotta con Salvini dal caso di Carola Rackete, dai social ha esultato per la richiesta del pubblico ministero di Palermo. E l'ha fatto senza pudore, apertamente, da uno dei suoi profili social. "Quando provi a minare i diritti umani, ma lo stato di diritto ti raggiunge. Matteo Salvini potrebbe presto trovare il suo rifugio sicuro: in prigione. Una conclusione appropriata per qualcuno che priva le persone della loro libertà", scrive l'organizzazione. Eppure, dati alla mano, a privare le persone della propria libertà era stata proprio l'organizzazione non governativa spagnola, che pur di ottenere lo sbarco in Italia rifiutò i porti spagnoli, maltesi e tunisini, costringendo le persone a trascorrere in mare un tempo più lungo di quello necessario.
Ancora non è stato chiarito dalle Ong la ragione per la quale pretendano di sbarcare sempre e solo in Italia, affrontando da qualche tempo anche lunghi viaggi, pur di non chiedere porti in Paesi più vicini. Prima o poi verrà svelato anche questo mistero, ma nel frattempo i ministri del suo governo, ora che l'esecutivo è di centrodestra, devono subire i loro attacchi scomposti. Solo poche settimane fa, la stessa Ong si augurava che Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi subissero "tutto il male possibile" nei giorni in cui si trovavano in Libia per chiudere gli accordi. "I politici del governo italiano, Meloni e Piantedosi, sono oggi in Libia per lavorare con il primo ministro della Libia occidentale, Dabaiba, sulla loro politica migratoria distopica. Auguriamo loro tutto il male dal profondo del nostro cuore", scriveva l'organizzazione.
Non ci fu nessun esponente della sinistra, sempre più estrema, dell'opposizione che espresse la sua indignazione per quelle parole. Figuriamoci se lo faranno ora che la Ong ha martellato duro contro il ministro Salvini.
La strafottenza delle organizzazioni non governative straniere che pretendono di dettare l'agenda politica dell'Italia, assieme ad alcuni tribunali, è emblematico di quanto il nostro Paese sia scivolato in basso durante anni di governi di sinistra che hanno permesso agli equipaggi delle Ong di fare il bello e il cattivo tempo sui confini italiani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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