
È cominciato ieri davanti alla Corte d'assise il processo per l'omicidio di Manuel Mastrapasqua, avvenuto a Rozzano nella notte tra il 10 e l'11 ottobre scorso. Assente l'imputato reo confesso, Daniele Rezza, che si trova in carcere. Mentre erano in aula i parenti del 31enne ucciso con una coltellata per rubargli un paio di cuffie da meno di 15 euro. C'erano la madre Angela, la sorella Marika e la fidanzata Ginevra.
Durante l'udienza il difensore del 20enne, l'avvocato Davide Natali, ha dichiarato che i genitori di Rezza «sono stati minacciati» e per questo ha chiesto ai giudici che il processo sia celebrato a porte chiuse. Il legale ha spiegato che le minacce sono arrivate dopo un post sui social pubblicato, e subito rimosso, dalla sorella della vittima. La ragazza scriveva: «Nessuna pietà», riferendosi al 20enne arrestato due giorni dopo il delitto. La Corte presieduta dal giudice Antonella Bertoja ha però respinto l'istanza della difesa, escludendo dall'aula le sole telecamere. La presidente del collegio ha motivato che «allo stato» il «clima» non è «concretamente pericoloso per l'imputato e i genitori. Se dovessero esserci - ha aggiunto Bertoja -, anche tramite social, manifestazioni di intemperanza o minacce, il procedimento procederà a porte chiuse».
La difesa ha poi chiesto di acquisire tutti gli atti dell'inchiesta, rinunciando a presentare la propria lista testi. Una decisione che accorcerà di molto i tempi del processo e che potrebbe valere a Rezza il riconoscimento delle attenuanti generiche. Per il pm Letizia Mocciaro, l'imputato deve rispondere di omicidio volontario pluriaggravato, anche dai futili motivi, e di rapina impropria aggravata. Il ragazzo rischia la condanna all'ergastolo. Nella prossima udienza, l'11 giugno, l'imputato potrebbe rendere spontanee dichiarazioni e saranno sentiti i testi dell'accusa. Mentre in quella successiva, il 2 luglio, le parti arriveranno già alla discussione. I familiari di Manuel Mastrapasqua, parte civile nel processo, sono rappresentati dall'avvocato Roberta Minotti.
Rezza è stato arrestato due giorni dopo l'omicidio alla stazione di Alessandria, dove forse voleva prendere un treno per la Francia. Era stato il padre ad accompagnarlo in auto alla stazione di Pieve Emanuele. L'allora 19enne aveva raccontato quello che era successo ai genitori, ma non era stato creduto.
Sempre il padre aveva buttato in un cassonetto le cuffie rapinate alla vittima. Neppure il coltello usato per uccidere il 31enne è mai stato ritrovato. Fermato dalla Polfer per un controllo casuale ad Alessandria, Rezza aveva confessato agli agenti: «Ho fatto una cazzata a Rozzano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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