"Se mi condannano? Farò ricorso a testa alta". Salvini si prepara alla sentenza sul caso Open Arms

Il ministro Salvini rischia 6 anni di reclusione con l'accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio

"Se mi condannano? Farò ricorso a testa alta". Salvini si prepara alla sentenza sul caso Open Arms
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Il 20 dicembre si avvicina: quel giorno, il tribunale di Palermo è chiamato a rendere nota la sentenza sul caso Open Arms, che vede il ministro Matteo Salvini come unico imputato con l'accusa di sequestro di persona e di rifiuto di atti d'ufficio. Per i lui i pm hanno chiesto una condanna a 6 anni di reclusione. "Fra venti giorni avrò la sentenza al processo che mi riguarda. Rischio 6 anni di galera", ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nel corso di una diretta social. "Mi viene contestato di aver bloccato gli sbarchi di clandestini di navi straniere quando ero ministro dell'Interno. L'ho fatto con orgoglio, perché immigrare in qualunque Paese del mondo deve avere dei limiti e delle regole. Se mi condanneranno, a testa alta farò ricorso", ha concluso Salvini. Il ministro, come più volte ha dichiarato, non è contrario in toto all'immigrazione ma sostiene l'idea di un'immigrazione sostenibile: "Evviva l'immigrazione perbene".

Il caso Open Arms da anni tiene banco nel nostro Paese: in quell'occasione il ministro Salvini negò lo sbarco in Italia alla nave spagnola carica di migranti, che però avrebbe potuto fare rotta verso la Spagna stessa e verso Malta. Entrambi i Paesi si erano detti disponibili ad accoglierla. Eppure, la nave aveva rifiutato lo sbarco in quei porti, pretendendo di raggiungere l'Italia, dove alla fine riuscì ad arrivare e a effettuare lo sbarco di tutti i migranti a bordo. Le ragioni che hanno portato la Ong a non accettare gli altri Paesi non sono stati chiariti in maniera soddisfacente all'equipaggio e risulta stridente l'accusa di sequestro di persona per Salvini, nel momento in cui la nave era libera di andare ovunque volesse, senza alcuna costrizione della sua libertà.

"La responsabilità è di tutto il primo governo di Giuseppe Conte, non di Matteo Salvini e basta", ha dichiarato Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, sottolineando un elemento che più volte è stato portato in udienza. Anche per questa ragione, ma non solo, il processo a Matteo Salvini viene considerato politico.

Non si sta giudicando un'azione illegale ma una strategia politica, tanto che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non ha esitato a dichiarare che a giudicarlo ci sono "giudici politicizzati" in un "tribunale come un centro sociale". Le possibilità che Matteo Salvini venga condannato esistono ma, come ha detto il ministro, non finirà lì ma si andrà a ricorso, prolungando una situazione paradossale che non ha eguali in Europa.

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