Il mistero di Terno d'Isola è stato risolto e il killer di Sharon Verzeni è stato arrestato. È "l'uomo in bicicletta", come è stato spesso definito in base alle immagini riprese dalle telecamere nei pressi dell'area in cui è avvenuto l'omicidio. È stato identificato come Moussa Sangare, 31enne residente nella bergamasca, che quella notte è uscito di casa con quattro coltelli, il suo "obiettivo era colpire qualcuno" dice il pm Emanuele Marchisio, che gli contesta l'aggravante della premeditazione all'omicidio volontario. Il giovane tuttavia parla di raptus. Agli inquirenti ha detto che "sentiva di dover compiere questo gesto", di avvertire "l'impulso di accoltellare". Intanto il responsabile è stato assicurato alla giustizia e la famiglia della donna può tirare un sospiro di sollievo.
"Dopo un mese di incertezza la notizia finalmente mi ha dato un po' di sollievo, perché cancella tutte le insinuazioni dette su di noi", ha affermato il fidanzato di Sharon, Sergio Ruocco. I due erano una coppia da tempo e l'uomo ha spiegato ai giornalisti che dopo l'omicidio della compagna la sua "è cambiata per sempre, nulla mi potrà ridare Sharon e i bei momenti passati insieme, manterrò vivo il suo ricordo sempre e so che mi aiuterà a proseguire la mia vita". Dall'omicidio, Ruocco si è trasferito a casa dei genitori della compagna ed era lì quando ha parlato ai giornalisti, accompagnato proprio dai suoceri, che non hanno mai dubitato della sua innocenza, nemmeno quando qualcuno ha provato a insinuarne la colpevolezza.
L'uomo ha poi voluto ringraziare "i carabinieri e la procura di Bergamo per la competenza e la tenacia che ci hanno dimostrato. Inoltre ringrazio coloro che con la loro testimonianza hanno permesso di giungere al risultato di oggi". È trascorso oltre un mese da quanto Sharon è stata assassinata in circostanze rimaste fino a oggi misteriose e c'era già chi pensava che diventasse uno dei cold case italiani. Invece, come ha sottolineato anche Ruocco, la tenacia ha portati i risultati sperati. Per l'avvocato di Sangare e per gli inquirenti quello della donna è è stato un omicidio "senza senso", ed è forse stata questa una delle difficoltà. Le indagini sono state condotte alla ricerca di un movente, di qualche ragione che avesse armato la mano dell'assassino. E invece non c'era nulla di tutto questo.
Sangare viveva in una casa occupata e chi lo conosceva riferisce che "era cambiato quando era tornato in Italia dopo essere stato per un periodo all'estero". In quell'abitazione i carabinieri hanno sequestrato una sagoma di cartone infilzata da coltelli con sembianze umane che gli sarebbe servita come "tiro al bersaglio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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