"Sono professionisti della violenza". Chieste 26 condanne per i militanti di Askatasuna

Il processo per associazione a delinquere prosegue a Torino e in tutto il pm ha chiesto 88 anni di condanna: da un minimo di 1 a un massimo di 7 anni di reclusione

"Sono professionisti della violenza". Chieste 26 condanne per i militanti di Askatasuna
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Al via il processo per i militanti del centro sociale Askatasuna di Torino. Per 20 di loro l'accusa è di associazione a delinquere. La requisitoria del pubblico ministero è stata condotta in un'aula piena di persone, per lo più antagonisti che, chiamati a raccolta tramite i social, hanno voluto far sentire la propria vicinanza agli imputati. Sono stati chiesti da 1 a 7 di reclusione per un totale di 26 persone. "Qui siamo di fronte a un’associazione a delinquere che ha la finalità di commettere reati con uso della violenza, per vari motivi, per contrastare i portatori di ideologie diverse o quelli che il sodalizio ritiene avversari", ha dichiarato il pm Manuela Pedrotta. L'ipotesi per la quale si è deciso per il processo è che all'interno del centro sociale occupato di Askatasuna, in centro a Torino, ci siano stati episodi riconducibili a un'associazione a delinquere.

Visto il tenore di alcuni commenti che si sono levati in aula, il pubblico ministero è stato costretto a introdurre la sua requisitoria specificando che "non è intenzione della Procura criminalizzare il dissenso, colpire chi manifesta idee diverse, la procura agisce quando ci sono ipotesi di reati, e quando c’è l’uso di violenza, contro cose o persone, e ci sono reati". Una premessa non dovuta ma visto il contesto doverosa, che non ha impedito a quattro persone che stavano assistendo di essere allontanate dall'aula per "dileggio del pm". Lo stesso pubblico ministero ha voluto ribadire uno dei concetti sui quali la difesa ha basato parte della sua strategia, ossia che "tutti gli associati sono militanti di Askatasuna, ma non è vero il contrario: non tutti i militanti sono associati". Il che significa che non si tratta di un processo a tutti i militanti di Askatasuna ma solo a una parte di loro che vengono considerati parte dell'associazione per delinquere dalla procura. ù

Secondo le ragioni del pubblico ministero, all'interno del centro sociale occupato "s’e creato sodalizio. E non lo dice la Digos o la procura, ma le intercettazioni e i fatti. Anche gli imputati, e chi è venuto a fare dichiarazioni, dicono che le assemblee del martedì sono inutili, come sono inutili quelle in val di Susa: non possono credere che il collegio sia così ingenuo, non è in assemblea che si decidono i reati". La requisitoria ha puntato a sottolineare alcuni passaggi che sono emersi da anni di indagine: "Quante volte gli imputati dicono: dobbiamo restare sotto il cappello del movimento Notav perché fatto anche da tante persone perbene. Ci sono anche i cattolici: ma che c’entrano con Askatasuna? Servono, come i giovani No Tav, anche se, dicono nelle intercettazioni, non hanno coraggio, perché si tirano indietro quando c’è la lotta, e non vogliono pagare il prezzo".

Quelli riferiti sono passaggi che, secondo l'accusa, proverebbero l'esistenza dell'associazione: "Loro, gli imputati, sono dei professionisti della violenza, e le intercettazioni ce lo dimostreranno". In aula era presente anche un agente della Digos in borghese, intento a riprendere i presenti con una piccola telecamera. Gli avvocati della difesa hanno chiesto al giudice che questo venisse fatto uscire, trovando l'obiezione dell'accusa, secondo la quale "potrebbe servire per documentare la commissione di eventuali reati, visto il clima dell’udienza". La successiva camera di consiglio non ha autorizzato le riprese ma non ha fatto uscire dall'aula l'agente della Digos. E la telecamera è rimasta fino alla fine.

Alla fine della requisitoria, il pm ha chiesto che vengano comminati 7 anni di reclusione per Giorgio Rossetto, considerato il leader di Askatasuna e diverse altre pene per ulteriori 25 militanti. Sono 16 quelli accusati di associazione a delinquere. Intanto dai movimenti degli antagonisti è già partita la campagna denigratoria per il pm e il tentativo di deresponsabilizzazione degli imputati.

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