Stuprò ragazza in stazione centrale a Milano, condannato a 8 anni di carcere

Superate le richieste del pm Nicola Rossato, che aveva chiesto la condanna a 5 anni e 4 mesi di carcere. Verrà espulso dopo avere scontato la pena

Stuprò ragazza in stazione centrale a Milano, condannato a 8 anni di carcere
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Otto anni anni di carcere per Fadil M., il 27enne marocchino senza fissa dimora fermato per avere picchiato e violentato brutalmente una 36enne francese di origini marocchine. L'agguato del 27 aprile scorso – come è stato ricostruito nell'inchiesta - è avvenuto in due fasi: l'uomo ha aggredito la 36enne prima nei giardinetti di piazza Duca D'Aosta, per l'ha seguita fin dentro la stazione abusando di lei anche lì. La vittima è stata trascinata dentro uno degli ascensori e qui è stata colpita brutalmente con calci e pugni e abusata sessualmente per quasi un'ora.

La giudice ha superato le richieste del pm Nicola Rossato di condannare l'imputato a 5 anni e 4 mesi. Come richiesto dal pubblico ministero, non ha riconosciuto le attenuanti generiche per via del "comportamento processuale poco collaborativo" dell'uomo. "All'inizio ha detto che la vittima era consenziente – ha detto il pubblico ministero – poi ha cambiato versione. Questo svilimento delle parti offese è inaccettabile".

Prima della sentenza, Fadil M. ha rilasciato dichiarazioni spontanee, scusandosi per l'episodio. "Mi spiace molto per la situazione", le sue parole. Verrà espulso per via della sua pericolosità sociale dopo avere scontato la pena. Per quanto riguarda la vittima, invece, per lei non è stato disposto alcun risarcimento, in quanto dopo essere stata sentita dagli inquirenti ha interrotto ogni rapporto con i suoi legali e non si è quindi potuta costituire come parte civile.

A inchiodare l'uomo sono state le immagini delle telecamere dello stesso ascensore dove è avvenuta la violenza, acquisite dagli agenti della Polfer. Immagini, scrive il gip Patrizia Nobile nel provvedimento con cui ha convalidato il fermo dell'uomo, confermando il carcere, che restituiscono "un contesto di totale sopraffazione di una donna indifesa, che l'indagato costringe, con impietosa ostinazione, a subire atti sessuali".

Quella prova documentale ha tolto ogni dubbio sul racconto della vittima, sentita nell'immediatezza dei soccorsi sull'incontro con l'uomo e una prima violenza nei giardinetti della stazione e quanto ha poi formalizzato nella querela.

Le immagini, scrive il gip, smentiscono "in maniera inconfutabile" la versione dell'indagato che deve rimanere in carcere perché ha "una personalità priva di freni inibitori, violenta e senza alcuna capacità di revisione critica e resipiscenza".

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