Terrorismo, arrestato marocchino a Milano: "Sono un combattente". Le minacce contro Meloni

Il 28enne marocchino arrestato su ordine del Gip di Milano minacciava colloro che "si allontanano dalla strada di Allah" e lavorava come mediatore culturale in comunità di accoglienza per minori

Terrorismo, arrestato marocchino a Milano: "Sono un combattente". Le minacce contro Meloni
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L'attività antiterrorismo dei servizi italiani non conosce tregua. Il territorio nazionale è costantemente monitorato, al pari del web, da parte delle forze specializzate e questo lungo ed estenuante lavoro ha portato un altro risultato nella lotta contro le organizzazioni del terrore con l'arresto di un marocchino 28enne con precedenti di polizia per reati contro la persona, il patrimonio ed in materia di stupefacenti, che si è evidenziato negli ultimi tempi anche per il reato di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo altresì indagato per associazione con finalità di terrorismo internazionale.

L'indagine è partita dal web con l'obiettivo di identificare l’autore delle frasi minatorie attraverso i suoi profili social. Qui, hanno notato gli inquirenti, c'è stata una escalation del tono dei messaggi a seguito dell'aggravarsi della crisi in Medioriente, con esternazioni dichiaratamente anti-occidentali, in cui l'indagato è arrivato a minacciare violenza contro quelli che "si allontanano dalla strada di Allah". A partire da questo sono stati fatti maggiori approfondimenti con strumenti telematici, che hanno permesso di individuare ulteriori attività illecite condotte dall'indagato, che è risultato essere impiegato come mediatore culturale presso alcune Comunità di accoglienza per stranieri minori non accompagnati. Cresciuto in un contesto occidentale, nella storia social del 28enne marocchino è emersa una rottura con il suo passato, mostrandosi particolarmente attivo nella propaganda anti-occidentale, cambiando il suo atteggiamento e pubblicando slogan e definendosi "musulmano osservante e un mujahid (combattente, ndr)".

Questo ha portato gli inquirenti a capire che l'indagato si trovava in una fase avanzata della radicalizzazione, disposto ad abbracciare il Jihad per la causa di Dio, per la quale si è detto anche pronto a morire per quella fede. Nell'indagine è emerso anche l'uomo in diverse occasioni si è dichiarato come l'incarnazione del messaggero "Al Mahdi" - il Messia islamico, letteralmente il "guidato da Allah". Nella tradizione musulmana, "Al Mahdi" è il predestinato, scelto "restaurare la religione e la giustizia prima della fine del mondo". Il marocchino, in alcuni interventi individuati dagli investigatori, era arrivato a identificarsi nel salvatore che conquisterà il mondo intero, sterminerà tutti gli infedeli che non si convertiranno all'islamismo.

Al di là dei proclami di natura violenta, nel materiale visionato dagli inquirenti ci sono anche video in cui viene insegnato a maneggiare le armi da fuoco. A queste, poi, si aggiungono le pubblicazioni legate al mondo religioso estremista e oltranzista, oltre che al jihad, che sono state inviate dall'indagato ai profili ufficiali di varie personalità Istituzionali del mondo Occidentale e Arabo, asseritamente colpevoli di sostenere lo Stato di Israele. Tra questi anche Giorgia Meloni e Giuseppe Conte: "Fra un mese, io vado spero per sempre. Siate pronti alla guerra". E ci sono anche messaggi contro Matteo Salvini e altri ministri, colpevoli di non essere "puri". Ma tra gli elementi di più grave indizio del suo coinvolgimento nei processi di radicalizzazione ci sono i contatti intrapresi con un suo connazionale, già espulso dall'Italia.

Ed è emblematico, come spiegano gli inquirenti, l'apprezzamento offerto a una pubblicazione condivisa due giorni dopo l’attentato rivendicato da ISIS-K in Russia, lo scorso mese di marzo, contenente un versetto della Surah An-Nisa al fine di incentivare a seguire il suo percorso.

Alla luce di tutto questo, del costante proselitismo e del ruolo social ricoperto come mediatore culturale, il Gip ha ritenuto opportuno procedere con l'ordinanza di custodia cautelare. Anche perché il 28enne può concretamente influenzare una visione distorta dell’Islam in giovani vulnerabili.

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