Una ferita ancora aperta, troppo dolorosa per voltare pagina senza tagliare definitivamente col passato. E così Alex, il ragazzo che il 30 aprile del 2020 uccise il padre, Giuseppe Pompa, che minacciava una strage familiare, e che fu assolto con formula piena dalla Corte d'Assise di Torino, ha deciso di compiere un altro gesto simbolico. Tagliando i ponti col passato, fatto di violenza, cambiando cognome. Ora si chiama Cotoia, come la mamma e il nonno. Il prossimo 23 febbraio, come ben ricorda il Corriere.it, ci sarà la prima udienza del processo d'Appello. Il ragazzo, assistito dagli avvocati Claudio Strata e Giancarla Bissattini, ha chiesto anche che vengano aggiornati i dati anagrafici degli atti processuali.
La scelta di cambiare cognome
Cambiare identità per provare a rifarsi una vita. Una decisione che Alex ha maturato nei mesi successivi al diletto, prima ancora di affrontare un lungo e tortuoso iter processuale. La domanda per cambiare cognome è stata inoltrata alla Prefettura tempo fa e, già da svariate settimane, il ragazzo si chiama Cotoia. Anche il fratello Loris ha seguito la stessa prassi amministrativa. Per entrambi i fratelli, vittime con anche la madre del padre violento, il cambio di cognome segna l'inizio di una rinascita.
Il processo d'Appello
Quanto alla vicenda giudiziaria, il prossimo 22 febbraio, si volgerà la prima udienza del processo d'Appello. Il presidente della Corte, Cristina Domaneschi, ha chiesto il rinnovo dell'istruzione dibattimentale. Pertanto, saranno riascoltati la mamma di Alex, il fratello e uno zio paterno. Stando a quanto riporta il Corriere della Sera, pare che il magistrato intenda riascoltare anche il ragazzo che, però, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Al momento, non è dato sapere se il giovane accetterà di raccontare, ancora una volta, i dettagli di quella terribile sera.
I fatti
I fatti risalgono al 30 aprile 2020, in un appartamento di Collegno, nel Torinese. Giuseppe Pompa aveva aggredito la moglie, di rientro da lavoro, in preda ad uno scatto d'ira immotivato. In casa c'erano anche Alex e il fratello maggiore, che assistettero alla violenta sfuriata del genitore. Lo stesso aveva poi minacciato i figli che "li avrebbe uccisi" incitandoli a "farsi sotto" (non era la prima volta). Quindi si era diretto in cucina, verso il cassetto dei coltelli. Alex e il padre ingaggiarono uno scontro attorno al tavolo: ci furono diverse coltellate e unico colpo mortale. Nel corso del processo di primo grado, il pm aveva chiesto 14 anni per il giovane con l'accusa di omicidio volontario. A febbraio dello scorso anno, il 21enne è stato assolto dalla Corte d'Assise di Torino "perché il fatto non costituisce reato".
Nelle motivazioni dell'assoluzione decisa in primo grado, i giudici scrivevano che Alex era "un ragazzo traumatizzato e terrorizzato dal padre, convinto di dover costantemente proteggere la madre da quell’uomo violento che da anni costringeva i suoi familiari a vivere in condizioni di vita insostenibili".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.