Stop alle navi da guerra di Putin: così la Siria "caccia" i mezzi russi

Le nuove autorità siriane hanno rescisso l'accordo con la società russa Stroytransgaz sugli investimenti nel porto di Tartus dove si trova la base della Marina della Russia

Stop alle navi da guerra di Putin: così la Siria "caccia" i mezzi russi
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Il nuovo governo siriano ha rescisso il trattato che garantiva alla Russia una presenza militare a lungo termine nel Mar Mediterraneo. Damasco ha infatti messo fine al contratto con la società russa Stroytransgaz per la concessione del porto di Tartus. Un contratto firmato nel gennaio del 2017, e mediato dall'allora leader Bashar al-Assad. "Tutti i proventi delle operazioni del porto saranno d'ora in poi diretti a Damasco", ha dichiarato Riad Joudi, responsabile delle dogane del governatorato di Tartus. In attesa di capire meglio i contorni dell'accaduto, ricordiamo che Tartus è l'unico sbocco del Cremlino in "acque calde"; l'accordo sottoscritto fra Mosca e Damasco 8 anni fa, ne estendeva la concessione all'uso alle forze russe per 49 anni e per 11 navi da guerra. La Russia ha inoltre in Siria anche l'uso della base aerea di Hmeimim, regolato da un accordo sottoscritto nel 2016. Dopo la caduta di Assad, il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, aveva reso noto i contatti con le nuove autorità al potere a Damasco e l'auspicio a definire un nuovo accordo per il mantenimento della presenza militare in Siria.

Rescisso l'accordo sul porto di Tartus

Secondo l'accordo, a Stroytransgaz era affidata la gestione dell'infrastruttura civile di Tartus, che i siriani di fatto non usavano a causa degli alti costi. La compagnia si era impegnava a investire l'equivalente di 479 milioni di euro nello sviluppo del porto, come ha scritto Kommersant. I diritti di uso dell'infrastruttura sono stati ridotti del 60% con l'annullamento del contratto, ha precisato Joudi.

Secondo fonti siriane Mosca incassava il 65% dei proventi delle attività che erano gestite da un board di cinque persone, tre delle quali di nomina russa. Il porto di Tartus ospita dagli anni Settanta anche la base navale russa. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che cita il sito di notizie Shaam, le autorità locali hanno anche chiesto l'immediato ritiro delle forze russe dalla base militare.

Le autorità siriane hanno anche affermato che le entrate del porto "ora andranno a beneficio dello stato siriano". La nuova leadership di Damasco, guidata da Abu Mohammed al Jolani, potrebbe anche indagare in merito all'impatto economico avuto dal trattato sul Paese. La perdita del porto di Tartus rappresenta un duro colpo per la Marina russa, che rischia ora di perdere la sua posizione chiave nel Mediterraneo.

Cosa succede tra Russia e Siria

Mosca hacercato di mantenere due basi militari in Siria, compresa quella di Tartus, dialogando con Hayat Tahrir Al-Sham (HTS), il gruppo ribelle che ha cacciato Assad all'inizio dello scorso dicembre. Il vice ministro degli Esteri russo Bogdanov aveva recentemente affermato che la Russia avrebbe mantenuto le sue basi in territorio siriano, aggiungendo di dare per scontato "che tutti siano d'accordo sul fatto che la lotta contro il terrorismo e i resti dell'Isis non sia finita".

La situazione sembra ora essere molto diversa rispetto alle aspettative del Cremlino.

La decisione di Damasco su Tartus va oltre la perdita dell'influenza russa in Siria: minaccia anche le operazioni di Mosca in Africa. Già, perché le basi navali e aeree della Russia in Siria sono state hub chiave per supportare le campagne del Cremlino nel continente africano.

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