La tratta dei migranti del sud-est asiatico: così arrivano in Italia

I voli in aereo, con i documenti in regola, per il nord Africa e il viaggio sui barchini per l'ingresso illegale in Italia: così i migranti si muovono dal Bangladesh

Foto di repertorio
Foto di repertorio

Il fenomeno dell'elevato numero di bengalesi che arriva nel nostro Paese è meritevole di massima attenzione. Il Bangladesh è uno stato asiatico situato a est dell'India, che non presenta conflitti al suo interno ma dal quale arrivano ogni anno migliaia di migranti irregolari. Il percorso per loro è ben più lungo rispetto a quello dei subsahariani che raggiungono Tunisia e Libia e prevede diversi passaggi, alcuni dei quali necessariamente regolari, fino all'arrivo in Nord Africa, dal dove poi salgono a bordo dei barchini irregolari per raggiungere l'Italia. La meta principale è la Libia, per "vicinanza" geografica, ma non sono rari nemmeno i bengalesi che raggiungono la Tunisia, come dimostrano alcuni messaggi che siamo riusciti a intercettare e che fanno riferimento a vere e proprie organizzazioni di stampo criminale che gestiscono i movimenti dai Paesi nord africani all'Italia.

L'iter per raggiungere Tunisia e Libia prevede, ovviamente, i viaggi in aereo dal Bangladesh. E, infatti, viene chiesto ai migranti di avere i documenti in regola: passaporto originale con validità residua di almeno sei mesi e visto per Dubai, dove presumibilmente fanno scalo i voli provenienti da quel quadrante di Asia e diretti in nord Africa. Documenti che, come si evince dal video che abbiamo rintracciato, una volta a bordo dei barchini vengono accuratamente stracciati e buttati in mare per evitare facili riconoscimenti una volta giunti in Italia. Ed è aberrante notare come esista una frazione di legalità in queste tratte, che esiste il rispetto per le leggi per i trasferimenti verso in nord Africa, che poi si perde nel passaggio in Italia.

Le città dove viene garantita l'assistenza ai bengalesi sono Tripoli, Misurata e Bengasi, che sono quelle in cui sussistono i principali aeroporti del Paese. Da qui, poi, si spostano per raggiungere le città costiere da cui avvengono le partenze. C'è un elemento su tutti che spiega come sono organizzate le partenze da Libia e Tunisia: la divisione etnica. Si trovano, infatti, spesso annunci per partenze che sono dedicati a specifiche nazionalità e, quindi, anche ai soli bengalesi. Ma a differenza di quanto avviene per le altre nazionalità, analizzando i messaggi inerenti questo specifico gruppo di persone sono presenti ulteriori differenziazioni per città, come si evince da un dei post individuati: "Solo per la gente di Sylhet". Syleht è una città del nord-est del Bangladesh che conta quasi 3milioni di abitanti.

Una volta giunti in Libia, i migranti hanno due possibilità, fermarsi lì o proseguire per la Tunisia, per effettuare l'imbarco verso il nostro Paese: "Libia-Tunisia in volo, dalla Tunisia all'Italia in barca". Molti preferiscono fermarsi in Libia ed evitare ulteriori esborsi, salendo sui grandi pescherecci o sui gommoni che tentano la tratta lunga nella speranza di incrociare qualche nave Ong.

L'arrivo in Tunisia garantisce minori rischi di traversata, essendo le distanze inferiori, ma aumenta esponenzialmente i costi. E al pari dei loro "colleghi" sub-sahariani, anche loro inviano i video al termine della loro traversata, mostrandosi sorridenti a bordo dei barconi o una volta arrivati a destinazione.

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