Chi è Don Hankey, l’amico di Trump che ha pagato il bond da 175 milioni

Il profilo del miliardario californiano che ha aiutato l'ex presidente a versare il maxi bond necessario per presentare appello contro la condanna per truffa tra luci, ombre e interessi molto pratici

Chi è Don Hankey, l’amico di Trump che ha pagato il bond da 175 milioni
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Quando il team legale di Donald Trump ha pagato lunedì i 175 milioni di dollari richiesti dai giudici di New York il mondo della finanza era rimasto di stucco. Visto che gran parte del patrimonio dell’ex presidente è in proprietà immobiliari, riuscire a pagare una cifra così enorme in contanti sembrava impossibile. Alla fine si è capito come Trump è riuscito a farlo: grazie all’aiuto di un ricco sostenitore californiano. È bastato poco più di un giorno perché il nome di Don Hankey venisse a galla ed i media si scatenassero a cercare scheletri nell’armadio di uno dei molti amici danarosi di Trump che si stanno mobilitando per aiutarlo a tornare alla Casa Bianca.

Un miliardario sui generis

Il profilo dell’ottantenne magnate dei prestiti subprime per le auto pubblicato dal Washington Post non è che uno dei tanti articoli usciti nelle ultime ore per spiegare chi sia il benefattore che ha evitato il sequestro di alcune delle proprietà di Trump da parte del tribunale di Manhattan. Don e sua moglie Debbi sono da sempre sostenitori dell’ex presidente e si erano fatti avanti anche quando il bond richiesto dalle autorità di New York era di quasi 450 milioni di dollari, una cifra talmente enorme da essere quasi impossibile da finanziare. Dopo che la corte di appello aveva ridotto di più della metà la somma, Trump si era detto in grado di pagarla da solo, tanto da far pensare ad Hankey che il suo aiuto non fosse più necessario. Evidentemente liberare fondi così ingenti si è rivelato più complicato del previsto, tanto che collaboratori di Trump si sono fatti avanti qualche giorno fa per chiedergli una mano. Hankey ha fatto sapere che il “favore” non sarà pro bono: Trump pagherà una cifra “modesta” per questo prestito.

Don Hankey Twitter
Fonte: Twitter (@typocatCA)

Hankey, il cui patrimonio è valutato da Forbes attorno a 7,4 miliardi di dollari, è riuscito a passare da venditore di auto usate a magnate del finanziamento di prestiti per le auto, non ha pagato di tasca propria ma attraverso una delle sue ditte. Perché l’ha fatto? Secondo lui, è un ottimo affare. “Sono nel cda di molte imprese e cerchiamo di non entrare in questioni politiche”. Per quanto apprezzi i programmi di Trump, in passato ha anche donato fondi a candidati democratici. In realtà il suo interesse è molto più concreto: la sentenza del giudice Engoron a New York metterebbe a rischio le sue imprese. La Westlake Financial Services fornisce prestiti a circa 1,5 milioni di persone e molti di questi clienti si trovano in una situazione simile a quella di Trump: “quando riceviamo valutazioni sul credito o dati finanziari, alcuni degli asset sono sopravvalutati. Succede nel 75% delle richieste che riceviamo”. Se comportamenti del genere fossero considerati frodi finanziarie, il settore dei prestiti potrebbe avere grossi problemi.

Westlake Financial Services Twitter
Fonte: Twitter (@LabExhibits)

Buon affare o autogol?

Hankey aveva già aiutato in passato Donald Trump: nel 2022 era stata la sua Axos Bank a fornire all’ex presidente prestiti per 225 milioni, prendendo il posto di alcune banche che si erano tirate indietro dopo gli eventi del 6 gennaio. Anche in questo caso, si trattava solo di un buon affare. I media si sono concentrati su come alcune delle sue imprese forniscano prestiti per comprare auto anche ad individui con situazioni finanziarie precarie. Visto il rischio, gli interessi su questi prestiti sono ben più alti del normale, tanto che nel 2015, secondo Forbes, la sua ditta riprendeva possesso di 250 auto ogni singolo giorno a chi non riusciva a pagare le rate. I metodi usati in questi casi gli avevano causato problemi con l’ufficio federale per la protezione dei consumatori, che aveva condannato la sua ditta a pagare una multa di 4,25 milioni di dollari. Pur non trattandosi di un reato, le tecniche erano state considerate eccessive.

Trump California Republican Convention 2

Quando gli avvocati di Trump hanno fatto sapere che 30 compagnie specializzate si erano dette impossibilitate a fornire i 450 milioni, Hankey si era già fatto avanti ed è stato ben lieto di dare ancora una mano a Trump. Il suo ruolo nell’evitare che l’ex presidente fosse costretto a liquidare alcune delle proprietà o mettere in vendita parte delle azioni di Truth Social, valutate oltre 4 miliardi di dollari, è stato un assist davvero gradito. Grazie all’aiuto di Hankey, Trump ha guadagnato tempo prezioso per fare in modo che l’appello vada ben oltre le elezioni di novembre ma non è ancora del tutto tranquillo. I beni forniti come collaterale per il prestito sono comunque bloccati, cosa che potrebbe causare più di un problema.

Il figlio di Trump, Eric, ha chiamato Hankey per ringraziarlo ma molti dei nemici dell’ex presidente l’avranno sicuramente messo nel mirino. Vedremo se sarà stato davvero un buon affare o un autogol clamoroso.

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