Domiciliari per i (potenziali) crimini d'odio: così il Canada rischia di soffocare la libertà di parola

Polemiche sul disegno di legge voluto dal premier Trudeau: “È uno sconfinamento del potere”

Domiciliari per i (potenziali) crimini d'odio: così il Canada rischia di soffocare la libertà di parola
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Una misura draconiana che potrebbe limitare la libertà di parola in modo pericoloso. Grandi polemiche in Canada per il disegno di legge messo sul tavolo dal governo di Justin Trudeau che dà ai giudici il potere di mettere qualcuno agli arresti domiciliari se temono un crimine d’odio. Sì, anche se non lo ha ancora commesso. I critici hanno posto l’accento sullo sconfinamento del potere e sulle possibili ripercussioni per le libertà. Nonostante ciò, l’esecutivo tira dritto: il ministro della Giustizia, Arif Virani, ha difeso la misura, parlando di uno strumento “importante” per aiutare a proteggere le potenziali vittime.

Il disegno di legge è stato presentato la scorsa settimana: riflettori accesi sulla protezione dei bambini, in particolare sul cosiddetto“hate crime”. Tra le misure, quella che darebbe ai giudici la possibilità di mettere ai domiciliari le persone che temono possano commettere un crimine d’odio. La persona in questione potrebbe anche essere costretta a indossare il braccialetto elettronico a seconda delle valutazioni del procuratore generale.

Il ministro della Giustizia del Canada ha spiegato che quelle messe nero su bianco sono delle norme che potrebbero rivelarsi “molto importanti” nel frenare il comportamento di coloro che potrebbero prendere di mira le minoranze. In altri termini, per Virani è giusto fare leggi severissime in ottica deterrente, per scoraggiare i presunti haters. Come evidenziato dal Telegraph, le misure preventive potrebbero includere il divieto di avvicinarsi a una moschea o una sinagoga e il divieto di utilizzare internet. “Ciò aiuterebbe a de-radicalizzare le persone”, il giudizio del ministro. Interventi di lapalissiano buonsenso riguardano invece il materiale pedopornografico e i contenuti di revenge porn, che verrebbero rimosse immediatamente dalle piattaforme online.

Pierre Poilievre, leader dell'opposizione, ha affermato che il suo partito non crede nella“censura delle opinioni”: “Non crediamo che il governo debba vietare le opinioni che contraddicono l’ideologia radicale del primo ministro”. Il vero problema della legge voluta da Trudeau è legato alle potenziali violazioni della libertà di espressione, della privacy, dei diritti di protesta e della libertà, senza dimenticare le possibili storture giuridiche, considerando che si tratta di un nuovo reato.

I confini di questo intervento non sono chiari ed è lecito nutrire preoccupazione per chi fa satira nell’epoca woke: "Siamo molto preoccupati che i comici, e anche le persone che cercano semplicemente di avere conversazioni difficili su questioni come il genere, l'immigrazione o la religione, si troveranno ad affrontare denunce", le parole di Josh Dehaas, un avvocato della Canadian Constitution Foundation, ai microfoni del Globe. Seguiranno aggiornamenti.

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