Il dramma di Gaza: "Oltre 10mila morti". Ma Israele rilancia: "Va denazificata". Dal Libano 30 razzi

Guterres: "Sta diventando il cimitero dei bimbi". L'ira del ministro di Tel Aviv: "Vergogna"

Il dramma di Gaza: "Oltre 10mila morti". Ma Israele rilancia: "Va denazificata". Dal Libano 30 razzi
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«Se avete a cuore voi stessi e i vostri cari, dirigetevi verso sud. State certi che i leader di Hamas si sono già preoccupati di difendere loro stessi». Con un messaggio ai residenti del nord di Gaza, l'esercito israeliano ha aperto, tra le 10 e le 14 di ieri, un nuovo corridoio umanitario per l'evacuazione dei civili palestinesi verso l'area meridionale della Striscia, attraverso Salah al-Din, la strada principale che porta giù fino a Rafah, al confine con l'Egitto. L'appello suona come l'ultimo alla popolazione nel 31esimo giorno di guerra, a un mese dal massacro di Hamas del 7 ottobre. Ora che la città di Gaza è circondata, che l'assedio delle forze israeliane è cominciato, il messaggio appare come l'ultima chiamata per la salvezza.

Le operazioni militari israeliane nella Striscia proseguono senza sosta, bombardamenti giorno e notte, combattimenti incessanti via terra. L'esercito annuncia l'eliminazione di altri due esponenti di alto rango del gruppo islamista, tra una dozzina di leader uccisi finora, in gran parte nei tunnel: Jamal Mussa, responsabile delle operazioni speciali di sicurezza di Hamas, e Wail Asfa, che comandava il battaglione Deir al-Balah entrato in azione il 7 ottobre. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant sottolinea la differenza: «Sinwar (capo di Hamas a Gaza) si nasconde nel suo bunker e manda i comandanti operativi a morire sul campo. I nostri comandanti invece guidano le forze, avanzano, ottengono risultati e guidano le truppe».

«Combattiamo contro il nemico più brutale dalla Shoah», dice il primo ministro Benjamin Netanyahu, che profila uno scenario ben diverso per la Striscia: «Daremo agli abitanti di Gaza un futuro di speranza». Una «fonte di alto profilo» del governo, citata da Haaretz, usa parole che rievocano la guerra in Ucraina: «Non basterà ricostruire Gaza. È necessario un processo di denazificazione».

Nonostante le perdite e la distruzione di compound per il lancio di razzi (incluso uno all'interno di una moschea) Hamas non smette di colpire Israele. Razzi a lungo raggio sono stati lanciati dalla Striscia ancora ieri verso il centro del Paese. E continua a scaldarsi il fronte nord, al confine col Libano, dal quale sono partiti una trentina di lanci in un'ora, 16 rivendicati proprio da Hamas, alcuni fino verso Krayot, non lontano da Haifa, distanza mai raggiunta finora.

Sradicare Hamas può risvegliare vecchi nemici e si traduce in pesantissime conseguenze. Sono 30 i soldati israeliani uccisi dall'inizio delle operazioni di terra, per un totale di 347 dal 7 ottobre. Ma sono le vittime civili a scuotere la comunità internazionale. Secondo Hamas, i morti palestinesi avrebbero superato quota 10mila, tra cui oltre 4mila bambini. Numeri da prendere con le pinze, tanto che Israele continua ad avvertire che si tratta di un conteggio inattendibile. Ma l'incertezza sul numero reale delle vittime non cancella la tragedia.

Ai morti, qualsiasi sia il loro numero reale in assenza di fonti certe, si aggiungono le tragiche conseguenze per i vivi. Il World food programme, l'agenzia delle Nazioni Unite, avverte che ci sono scorte alimentari sufficienti per 5 giorni. L'Unwhcr per i rifugiati palestinesi dà l'allarme sul rischio epidemie, tanto che la Giordania lanciato aiuti medici dal cielo all'ospedale da campo giordano a Gaza. «È nostro dovere», ha detto re Abdullah. Anche per questo il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e i vertici delle 18 principali agenzie delle Nazioni Unite - comprese Unicef, Pam e Oms - hanno chiesto un immediato «cessate il fuoco umanitario». «Gaza sta diventando il cimitero dei bambini», commenta Guterres, provocando la reazione stizzita del ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, che ribatte: «Vergognati».

Israele si prepara invece a un conflitto lungo e a un inverno mai

sperimentato come stagione di battaglia, tranne che nella guerra d'indipendenza del 1948-49. L'esercito ha già equipaggiato i soldati con speciali attrezzature: 129mila giacche invernali e 369mila borse termiche usa e getta.

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