Una torcia volante: lo schianto del Nigeria Airways 2120 tra gli errori umani

247 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio: questo il tragico bilancio del volo Nigeria Airways 2120, schiantatosi l’11 luglio 1991 nel deserto saudita

Screen ricostruzione MayDay via YouTube
Screen ricostruzione MayDay via YouTube

Sono trascorsi decenni dalla tragedia del volo Nigeria Airways 2120, volo charter da Gedda (Arabia Saudita) a Sokoto (Nigeria), schiantatosi nel deserto saudita, provocando la morte di tutti i 247 passeggeri e 14 membri dell’equipaggio a bordo. Nessun sopravvissuto. Un’illogica serie di guasti, comandi fuori uso, seguita da un incendio tale da trasformare l’aereo in una torcia. Un dramma causato da una serie di errori umani, molti dei quali figli dell’inadeguatezza.

Il dramma del volo Nigeria Airways 2120

La Mecca, Arabia Saudita, la città più sacra dell’Islam. Solo i musulmani possono accedervi e durante l’annuale pellegrinaggio milioni e milioni di fedeli raggiungono la città. Il hajj costituisce il quinto pilastro della religione e va obbligatoriamente compiuto nel mese lunare di Dhu I-Hijja, ultimo mese dell’anno islamico. L'11 luglio 1991 un gruppo di oltre duecento nigeriani ha appena terminato il viaggio di devozione e si appresta a tornare a casa: 247 passeggeri si imbarcano su un Douglas DC-8-61 dirotto a Sokoto, volo operato dalla compagnia canadese Nationair.

Come evidenziato dagli esperti di Mayday, il DC-8 è un mezzo importante per la compagnia, affidabile e duraturo. In altri termini un aereo di successo che opera in tutto il mondo. Il comandante è il 47enne William Allan, ex pilota dell’aeronautica canadese con oltre di 20 anni di esperienza di volo, mentre il primo ufficiale è il 36enne Kent Davidge, oltre 8 mila ore di volo. Victor Fehr è invece il motorista.

L’aereo parte poco prima delle 8.30 e già durante la corsa per il decollo accade qualcosa di strano. La cabina avverte infatti un forte rumore, una strana vibrazione. Ma dagli strumenti non emerge alcuna anomalia. Meno di due minuti dopo il decollo si accendono quattro spie. La pressione è bassa. La situazione precipita nel giro di pochi istanti.

Nella torre di controllo regna il caos: il volo Nigeria Airways 2120 non è l’unico a riportare il malfunzionamento. Il controllore inizia a fare confusione tra due aerei - il volo Nigeria Airways 2120 e un altro volo, della Saudi Arabian Airlines, anche quest'ultimo con problemi di pressurizzazione ma marginali - dando indicazioni contraddittorie se non sbagliate. Nella cabina di comando la tensione comincia a salire: il sistema idraulico inizia a cedere. Considerata la fase delicata, il comandante decide di tornare a Gedda, ma serve un’ampia virata per riallinearsi con la pista.

Lo scenario cambia, evolve nel giro di pochi e fondamentali secondi. Una hostess avverte odore di fumo, mentre i piloti devono fare i conti con la rottura dell’aereotreno e con l’accensione della spia dei flap. Il fumo si fa sempre più denso sul retro del velivolo. Nel frattempo la torre di controllo continua a fare confusione tra i due aerei, fornendo ulteriori indicazioni contrastanti. Poco dopo smettono di funzionare anche gli alettoni e il tragico quadro appare nella sua spietatezza: c’è un vasto incendio a bordo.

La torre di controllo si rende conto della situazione e ordina l’immediata virata per tornare a Gedda. Le fiamme divorano il mezzo, i corpi iniziano a cadere dalla fusoliera, controllare il DC-8 – trasformatosi in una torcia volante – è sempre più difficile. Il comandante Allan ordina di tirare giù i carrelli, ma non basta. Il volo Nigeria Airways 2120 si schianta nel deserto saudita.

Le indagini

Rottami bruciati, pezzi sparsi per chilometri: del DC-8 rimane poco, quasi nulla. Come ipotizzato sin da subito, nessun sopravvissuto: morti tutti i 261 a bordo tra passeggeri e membri dell’equipaggio. Le indagini partono subito con il contributo di un team di investigatori canadesi. Le difficoltà sono palesi: nessun pezzo dell’aereo è identificabile, la strada è in salita.

La prima missione della squadra guidata da Ron Coleman è quella di cercare indizi per risalire al punto d’origine dell’incendio fatale al volo Nigeria Airways 2120. I rottami della parte anteriore del DC-8 evidenziano segni minori, mentre quelli più danneggiati sono legati alla fusoliera. Una prova importante: l’incendio potrebbe aver avuto origine dalla sezione centrale. Ma la causa del rogo resta ancora un mistero difficile da svelare. Il team canadese fa poi un’altra importante scoperta, questa volta legata ai carrelli: uno dei cerchioni mostra dei graffi, le ruote potrebbero avere avuto un ruolo nel tragico incidente. Ma non è tutto: la svolta arriva grazie a un evento del tutto casuale.

La svolta

Uno degli investigatori raccolse un pezzo di carta che svolazzava sul luogo dell’incidente, una pagina della lista di controllo in cui era stata annotata la pressione delle gomme. I dati segnalavano una pressione normale, ma c’era un dettaglio che non tornava: due diversi colori di inchiostro, con una seconda voce scritta sulla prima. I numeri erano stati cambiati? La risposta poteva arrivare da un’analisi approfondita, per questo il documento venne inviato alla polizia canadese.

Il registratore di cabina confermò che il team di piloti sospettava lo scoppio di una gomma a causa di uno strano rumore avvertito prima di prendere quota. Non solo: secondo gli esperti, la confusione tra torre di controllo e aereo non ha contribuito al disastro. Il volo Nigeria Airways 2120 si è schiantato per altri motivi, ancora tutti da accertare.

La risposta giunse quindi dalle analisi svolte sul registro di manutenzione: i valori della pressione delle gomme erano stati sovrascritti. I valori originali erano inferiori a quelli richiesti per manovrare l’aereo in sicurezza. E c’era di più: quattro giorni prima della tragedia, nel corso di uno scalo in Ghana, i meccanici volevano cambiare gli pneumatici. Una sostituzione fermata dal project manager – privo della formazione pertinente per prendere una decisione consapevole – per evitare ritardi sulla tabella di marcia.

Le dimensioni dell’aeroporto di Gedda-Re Abd al-Aziz e le temperature estreme del deserto hanno contribuito allo scoppio degli pneumatici, questa l’analisi della squadra capitanata da Coleman. Toccando la pista, il cerchione era diventato incandescente e, tirando su il carrello post-decollo, l’incendio si era propagato a bordo. L’assenza di rilevatori di fumo o di calore a completare il quadro.

Le conseguenze

Lo schianto del volo Nigeria Airways ha rappresentato l’inizio della fine per la compagnia Nationair, dichiarata fallita nel maggio del 1993. Sul groppone anche debiti per 75 milioni di dollari canadesi.

Dopo questo incidente sensori di fumo, fuoco e temperatura nei vani carrelli sono diventati obbligatori in tutti i moderni aerei. Per gli equipaggi è stato introdotto l'obbligo di addestrarsi a gonfiare correttamente gli pneumatici.

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