Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas è già un lontano ricordo. In tarda serata le sirene d'allarme antiaereo suono risuonate nel nord del Paese, soprattutto nei pressi del confine con il Libano, e nel sud, nelle comunità a ridosso della Striscia di Gaza. Nel frattempo, Hezbollah ha annunciato di aver preso di mira gruppi di militari di Tel Aviv, sempre lungo la frontiera tra i due Paesi, vicino al sito israeliano di Ramya, infliggendo loro "colpi diretti" mediante l'utilizzo di "armi adeguate".
Riparte la guerra tra Israele e Hamas
Quelle appena trascorse sono state ore di fuoco. Per tutto il giorno, il primo dopo l'interruzione della tregua, decine di località israeliane sono state prese di mira dai razzi di Hamas lanciati da Gaza. Nel pomeriggio le sirene hanno risuonato anche nei pressi di Gerusalemme e negli insediamenti israeliani di Tekoa e Eliav, in Cisgiordania.
A sua volta Israele ha informato di aver attaccato 200 obiettivi militari legati ad Hamas, mentre il movimento filo palestinese ha denunciato la morte di almeno 178 persone in poche ore. Tel Aviv ha quindi minacciato "la madre di tutte le lezioni" contro il gruppo nemico: secondo alcune fonti starebbe pianificando una campagna che durerà un anno, forse più, con la fase più intensa dell'offensiva di terra che proseguirà fino all'inizio del 2024.
Scontri sul confine con il Libano
Almeno tre persone sono morte, tra cui un membro di Hezbollah, in bombardamenti israeliani nel sud del Libano. Il movimento sciita, che ha attaccato i militari israeliani, ha identificato il suo affiliato come Mohammed Mazraani.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno assicurato da parte loro di aver bombardato "una cellula terroristica" e "intercettato due lanci" di razzi dal Libano e hanno indicato che la loro artiglieria "ha colpito l'origine dell'attacco".
La National News Agency libanese ha riferito dei bombardamenti israeliani su varie aree del sud del Libano. Prima dello scontro a fuoco, le aree di confine si trovavano in uno stato di cauta calma
Esplosione danneggia un ospedale a Gaza
Ingenti i danni causati, sia da una parte che dall'altra. A Gaza, l'ospedale di Al Awda, che non ha mai smesso di curare i pazienti dal 7 ottobre, nonostante sia stato colpito più volte da attacchi aerei ed esplosioni, ha dovuto fare i conti con l'ennesima deflagrazione. Nella struttura lavora ancora un team di Medici Senza Frontiere (Msf), che ha reso noto quanto avvenuto.
L'ospedale ha ricevuto più di 50 pazienti feriti, la maggior parte dei quali necessitava di interventi chirurgici ortopedici.
"A causa del continuo assedio e degli attacchi ad altre strutture mediche, Al Awda – ha scritto Msf - è pericolosamente a corto di forniture mediche e ha un disperato bisogno di medicinali e attrezzature. Le strutture sanitarie devono essere protette". Msf ha chiesto un cessate il fuoco immediato e duraturo, oltre alla fornitura illimitata di aiuti da distruibire in tutta la Striscia di Gaza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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