Cinquanta omicidi confessati, ma il numero in realtà arriverebbe a toccare quota 70 secondo gli investigatori. Gary Ridgway è considerato uno dei serial killer più violenti e prolifici della storia americana, un predatore cinico e silenzioso in grado di nascondere alla perfezione la sua natura, sfoggiando cordialità e gentilezza di fronte a parenti, amici e conoscenti.
"Volevo diventare il migliore serial killer, ero in preda a una furia omicida. Volevo arrivare a 100 omicidi”, la sua confessione dopo vent’anni di assassini. Una fissazione per l’uccisione, corroborata da un appetito sessuale insaziabile, con tanto di fantasie distorte. “Mi dispiace per quello che ho fatto, credo di essere malato”, la sua versione dopo decine di spettacoli grandguignoleschi, dopo decine di vite spezzate barbaramente.
L’infanzia travagliata
Gary Ridgway nasce a Salt Lake City, nello Utah, nella tipica famiglia disfunzionale. Il padre poco presente è solito andare a prostitute, abitudine che lascerà un segno indelebile nel futuro assassino seriale, mentre il rapporto con la madre è a dir poco particolare. Mary Rita Steinman è una persona dominante, molto esigente con il figlio, tanto da sgridarlo e insultarlo pressoché quotidianamente. Un rapporto di amore-odio: Gary da un lato la odia e vorrebbe farle del male, dall’altro fantastica di farci sesso. Un’inclinazione chiaramente distorta, come molte altre situazioni della sua adolescenza.
Il futuro Green River Killer è un bambino con capacità cognitive-intellettive ridotte, sempre arrabbiato per la costante difficoltà. Si sente vulnerabile, fragile, sempre in difetto. Bocciato due volte prima di raggiungere il diploma, Gary Ridgway rischia di finire in collegio a causa dei brutti voti: un percorso totalmente diverso rispetto a quello dei suoi due fratelli, irreprensibili da ogni punto di vista.
Già subito dopo l’infanzia emergono tratti disturbanti della sua personalità. Il piccolo ama sottomettere fisicamente gli altri esseri viventi e tutti nel quartiere sono a conoscenza della sua abitudine a fare del male agli animali con una pistola ad aria compressa. Uno dei tratti peculiari di un serial killer, qui confermato con ancora più forza. L’episodio più grave avviene all’età di 15 anni: il futuro predatore seriale attira con l’inganno un bambino di sei anni e lo accoltella.
Matrimoni e fallimenti
All’età di 20 anni si arruola in marina, esattamente come i suoi fratelli, mentre nell’agosto del 1970 sposa Claudia Barrows, un'amica dai tempi della scuola. Subito dopo le nozze viene inviato in missione nelle Filippine, dove ha le prime esperienze con le prostitute. Avventure sfortunate, considerando che prende gonorrea e clamidia, fattore che lo spingerà a odiare visceralmente le passeggiatrici.
Nel gennaio del 1972 Gary Ridgway divorzia da Claudia Barrows. Poco tempo dopo, alla fine del 1973, convola a nozze con Marcia Winslow. Dal loro amore nasce Matthew, ma ciò non basta a garantire un amore duraturo. Dopo sette anni, la relazione termina per reciproca infedeltà ma non solo. Marcia non sopporta il controllo asfissiante del coniuge ma soprattutto le sue aggressioni fisiche, tanto da arrivare allo strangolamento. Dopo il divorzio, Matthew viene affidato a Marcia, ma Gary gli fa visita nei fine settimana: lui si sente rifiutato dopo la separazione e teme di restare lontano dal figlio.
La nascita del Green River Killer
Subito dopo la separazione e il divorzio con la seconda moglie, Gary Ridgway inizia ad accarezzare l’idea di fare del male alle prostitute. Le prime tentazioni, i primi abboccamenti. Le squillo come capro espiatorio, come vittime per sfogare le sofferenze. La morte come valvola di sfogo, semplicemente. Nel maggio del 1982 viene arrestato e denunciato per istigazione della prostituzione: nessuna conseguenza, almeno per il momento.
Il primo omicidio è quello della sedicenne Wendy Lee Coffield, scomparsa l’8 luglio del 1982 e ritrovata sette giorni dopo. Dopo aver concordato il prezzo per la prestazione sessuale, la fa salire in macchina. E poi scatena la sua violenza, strangolandola. Poi, non contento, le attorciglia le mutande attorno al collo e la getta nel Green River. Il caso viene trattato come un semplice omicidio, il primo di una lunghissima serie.
Nel giro di un mese vengono recuperati altri quattro corpi: l’incubo ha inizio. Le vittime sono, con una sola eccezione, sempre prostitute, spesso individuate nella Pacific Highway South, nei pressi dell’aeroporto di Seattle-Tacoma. La fame omicida non si smorza, anzi aumenta esponenzialmente: le donne, minorenni comprese, vengono uccise in maniera cruenta e violentate. Gli investigatori coinvolgono l’Fbi senza grossi risultati, se non un profilo generico e banale.
Violenza e necrofilia
Gary Ridgway preme sull’acceleratore e inizia a uccidere una prostituta a settimana. L’ossessione cresce, si trasforma, muta in maniera indefinibile. Il Green River Killer diventa schiavo della necrofilia, tanto da decidere di nascondere i cadaveri in zone sempre più lontane – principalmente in Oregon – per tentare di mettere un tappo alla mania.
Ma l’abuso sessuale dei cadaveri non è l’unica fissa di Gary Ridgway. Inizia ad accanirsi contro le donne, come nel caso di Linda Jane Rule, ritrovata nel gennaio 1983: il predatore decide infatti di bruciarle i capelli. Il motivo? Per eccitarsi e per farle ancora più male, per lasciare un segno ancora più profondo. Una perversione sessuale continua, legata al piacere provato per il male inflitto.
L’unica eccezione, come detto, della carriera criminale di Gary Ridgway è rappresentata da Carol Ann Christensen. Una bellissima donna in difficoltà economiche, madre di una bambina piccola: i due si conoscono e si frequentano, tanto da uscire insieme in tre occasioni. Lei lo fa sentire a suo agio, amato e considerato. Qualcosa va storto durante un rapporto amoroso: Carol deve andare a lavorare e spiega di non poter fare tardi. La reazione è brutale: la uccide, la carica sul pick-up e trasporta il suo corpo nudo in un bosco. Gli investigatori ritrovano il corpo con un sacco di carta sulla testa, una trota sul collo e una salsiccia nella mano sinistra: una disposizione completamente diversa rispetto alle altre vittime, a testimonianza dal rapporto speciale coltivato.
Le sparizioni aumentano, così come i cadaveri ritrovati. La polizia è in clamorosa difficoltà e Gary Ridgway corre anche dei rischi per soddisfare le sue perversioni. Quattro mesi dopo l’uccisione di April Buttram – scomparsa il 18 agosto 1982 ma ritrovata solo nel 2003 – torna sulla scena del crimine per prendersi il suo teschio come souvenir. Un’abitudine ripetuta con altre due vittime, tra teschi e ossa.
Un serial killer senza morale, senza scrupoli, pronto a tutto per soddisfare le esigenze. Qualcosa cambia nel febbraio del 1985, quando conosce Judith Lynch: amore a prima vista a una serata musicale, il trionfo del sentimento e della passione. Gary Ridgway frena la sua attività criminale, ma i ritrovamenti proseguono senza sosta con storie sempre più terribili, più strazianti.
Le indagini, la cattura e la confessione
Per tentare di trovare una soluzione del caso, viene istituita una task force con 55 agenti e ingenti investimenti economici. Una timida svolta avviene nel giugno del 1986, quando viene ritrovato il cadavere di Kimberly Nelson, scomparsa tre anni prima. La giovane era stata vista salire l’ultima volta su un pick-up.
In più c'è la testimonianza di Rebecca Garde: la donna accusa Ridgway di aver provato a strangolarla quattro anni prima. La polizia arriva a lui incrociando i possessori di pick-up con i precedenti legati alla prostituzione: la sua foto viene immediatamente riconosciuta da un’amica di Kimberly e dalla Garde. Ridgway finisce sotto sorveglianza, pedinato e sorvegliato notte e giorno. Nell’aprile del 1987 le autorità ottengono un mandato di perquisizione per l’abitazione e per il veicolo: nessun riscontro, nessuna prova schiacciante. Superato brillantemente anche il poligrafo.
Nel 1990 la task force viene sciolta e il caso del Green River Killer si raffredda. Ma lo sceriffo della contea di King, David Reichert, continua a lavorare nell’ombra e analizza nuovamente l’intero caso, utilizzando le novità tecnologiche. Il caso infatti viene risolto grazie alle nuove tecnologie forensi: nel 2001 viene analizzato il materiale biologico e, comparandolo con quello dei sospettati dell’epoca, emerge la compatibilità con Ridgway. Arrestato il 30 novembre 2001 a Renton, nega tutto e afferma di essere innocente.
Gary Ridgway viene accusato di quattro omicidi accertati, ma gli investigatori riescono ad attribuire altri tre delitti, arrivando a un totale di sette. Pur di evitare la pena di morte, accetta di confessare tutti gli omicidi: un totale di 49 assassini, un bilancio considerevolmente più alto secondo altre fonti.
Uno dei più prolifici assassini seriali degli Stati Uniti, anche più di Ted Bundy, finito in gabbia dopo vent’anni di scorribande sanguinose. Condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà sulla parola, oggi Ridgway ha 73 anni e si trova rinchiuso nel penitenziario statale Walla Walla nello Stato di Washington.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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