
In mezzo a quelle fiamme che hanno divorato tutto e tutti, c’era anche lui, Andrej Lazarov. Professione: calciatore. Ma da oggi sarà ricordato come un eroe. Non del pallone, ma di qualcosa infinitamente più grande: la solidarietà umana. Andrej aveva 25 anni ed è morto nel disperato tentativo di salvare ragazzi e ragazze che neppure conosceva da un rogo che ha sconvolto un intero paese. Sabato sera, in una discoteca di Kocani (Macedonia del Nord), è scoppiato l’inferno, provocato da alcuni mini bengala, di quelli che si usano anche sulle torte per i compleanni. Qualcuno ha avuto l’incoscienza di accenderli in un luogo chiuso, zeppo di gente. Ma non poteva immaginare che il materiale che rivestiva il tetto della discoteca non era di materiale ignifugo. E così, in pochi istanti, un luogo di divertimento è diventato teatro di sciagura. Terribile il bilancio: 60 morti e 155 feriti. In ospedale, intossicato dal fumo, era stato ricoverato anche Lazarov, ma non c’è stato verso di salvarlo. Troppo il veleno inalato. Forse il calciatore avrebbe potuto, come molti hanno fatto, scappare dal locale in fiamme e salvarsi. Ma lui, invece, è rimasto lì, ad aiutare chi cadeva, sveniva, implorava di essere soccorso. Si può morire di altruismo. E, una volta tanto, la parola eroe non è usata a sproposito.
A confermare la morte del giocatore è stata la società per la quale Lazarov era tesserato: lo Shkupi (club di Skopje che milita nella Prva liga, la massima divisione del campionato macedone). I compagni di squadra hanno diffuso un comunicato per esprimere il loro dolore: «L’atto di coraggio di Andrej rimarrà per sempre nella memoria del club». E in quella di tutti noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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