I punti chiave
Il mondo osserva il Medio Oriente con il fiato sospeso. La crisi tra Israele e Hamas potrebbe infatti trasformarsi in una guerra ben più estesa. Con nuovi attori protagonisti e dinamiche economiche e politiche preoccupanti per gran parte dell'Occidente. I segnali che stanno arrivando in queste ultime ore non lasciano presagire niente di buono.
L'Iran, possibile variabile impazzita dello scacchiere mediorientale, sta spostando alcuni dei suoi combattenti verso Damasco, in direzione del confine israeliano. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere di temere un'escalation, nonché un intervento diretto del governo iraniano, acerrimo rivale di Tel Aviv e sostenitore del gruppo islamico filo palestinese di Hamas. In un quadro del genere, spiccano, poi, le minacce di Hezbollah, i cui miliziani sono pronti a rispondere ad ogni eventuale "aggressione israeliana" al Libano.
La variabile Iran
Il fattore che potrebbe infiammare la crisi ed estenderla a tutta la regione coincide con l'Iran. Quali sono le intenzioni di Teheran? In attesa di capirlo, il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica iraniana (Irgc) avrebbe piazzato diversi uomini nei pressi della frontiera che separa la Siria da Israele, suscitando il timore che possa aprirsi un nuovo fronte nello scontro tra Tel Aviv e i suoi nemici locali. Secondo un consigliere del governo siriano e un attivista di Deir ez-Zor, l'Irgc avrebbe ridistribuito i combattenti - esperti missilistici - dalla città siriana orientale di Deir ez-Zor verso sud in un'area vicino a Damasco.
La reazione degli Stati Uniti non aiuta a prevedere le mosse del governo iraniano, ma lascia intendere che le tensioni potrebbero crescere ulteriormente. "Non possiamo escludere che l'Iran scelga di impegnarsi direttamente in qualche modo. Dobbiamo prepararci per ogni possibile evenienza", ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, evocando la possibilità di un nuovo fronte di battaglia sul confine tra Israele e Libano. Detto altrimenti, Washington teme un'escalation della guerra tra Israele e Hamas e la prospettiva di un coinvolgimento diretto dell'Iran.
Le minacce di Hezbollah
Se sul fronte orientale di Israele pende la spada di Damocle dei combattenti iraniani, a nord il pericolo più grande coincide con Hezbollah, pronto ad intervenire contro Tel Aviv. "Qualsiasi aggressione israeliana al Libano sarà seguita da una risposta dura e rapida, senza esitazione", ha avvertito Nabil Kawuq, membro del Consiglio centrale di Hezbollah.
Kawuq ha quindi affermato che "Hezbollah non ha paura delle flotte e non è minacciato dalle portaerei", in riferimento ai rinforzi militari marittimi inviati dagli Stati Uniti nel Mediterraneo orientale. "Hezbollah sarà dove deve essere e farà quello che deve fare", ha quindi concluso. L'alto responsabile del partito armato filo-iraniano ha anche detto che "l'Occidente ha gettato la maschera" e "ha mostrato la sua ipocrisia, al culmine dell'impostura politica e mediatica. Ciò non ci sorprende", ha concluso Kawuq.
La posizione della Cina
Nel frattempo la Cina continua a proporre soluzioni.
Pechino "sostiene i Paesi islamici nel rafforzare l'unità e il coordinamento sulla questione palestinese" al fine di parlare "con una sola voce", ha detto il massimo diplomatico di Pechino, Wang Yi, nel corso di una telefonata avuta con l'omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian. "La comunità internazionale dovrebbe agire per opporsi alle azioni di qualsiasi parte che danneggiano i civili", ha sottolineato Wang, nel resoconto fornito dai media statali cinesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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