L'ultima follia woke: l’inquinamento è colpa dell'uomo bianco, cristiano, eterosessuale

La “geniale” trovata dell’Università di Liegi: un corso obbligatorio di “Ecologia e sostenibilità” fondato sui principi del risveglio

L'ultima follia woke: l’inquinamento è colpa dell'uomo bianco, cristiano, eterosessuale
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Le università sono tra le roccaforti della religione woke, questo è ormai noto. Basti pensare alla Sorbonne e ai suoi corsi queer decolonialisti. Ma l’ateneo di Liegi si è superato, toccando vette mai raggiunte in precedenza. L’università belga, infatti, ha istituito un corso obbligatorio di “Transition et Durabilité”, ossia di “Ecologia e sostenibilità”, trasversale a tutti gli indirizzi. La tesi di partenza non lascia grandi margini di interpretazione: l’inquinamento è colpa dell'uomo bianco, cristiano, eterosessuale.

Secondo quanto affermato nella scheda di presentazione del corso, esisterebbe “un consenso scientifico sul degrado delle condizioni abitabili della Terra e sulla responsabilità dell’uomo”. E non di un uomo qualsiasi, ma del nemico pubblico numero uno per gli integralisti del woke: l’uomo occidentale, che ama le donne, di fede cristiana e di carnagione chiara. Un male, semplicemente. Il responsabile del corso nella sua filippica del risveglio evidenzia alcuni aspetti della sua teoria, che comprendono il capitalismo, la colonizzazione e il patriarcato. Sì, l’immarcescibile patriarcato.

La castroneria promossa dall’ULiegi non è passata inosservata. Una parte degli studenti ha manifestato il suo disappunto, mentre la deputata della Vallonia-Bruxelles Stéphanie Cortisse del Mouvement Réformateur ha stroncato l’iniziativa senza mezzi termini: “Cosa c’entrano il colore della pelle, la religione e l’orientamento sessuale?”, il primo commento della presidente della Commissione per l'educazione e la promozione della ricerca scientifica.

Puntare il dito contro chi è bianco, cristiano ed eterosessuale è discriminatorio, ha evidenziato la Cortisse, rimarcando che si tratta di “una semplice teoria che non è in alcun modo supportata”. Ma c’è chi non è sorpreso.

Come ricordato da Bvoltaire, l’università di Liegi è nota per la sua anima woke: nonostante i tanti corsi di studio, l’interesse è rivolto esclusivamente alla “transizione sociale e ambientale”. Senza dimenticare i migranti, che hanno accesso a tutti i corsi con il massimo delle agevolazioni.

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