Una miniera d'oro illegale divenuta un luogo di morte e di orrore. Dal Sudafrica arrivano notizie sconcertanti per quanto concerne il pozzo di Stilfontein, dove da numerosi giorni è in corso una lunga operazione di salvataggio. Ad oggi si contano circa 100 morti, ma non è detto che il numero possa ulteriormente aumentare.
La miniera abbandonata di Stilfontein, sita a Sud-Ovest di Johannesburg, è stata a lungo teatro di scontro fra le autorità locali e un vasto gruppo di minatori. Questi ultimi, infatti, erano intenzionati a estrarre l'oro anche con i divieti, e questo ha spinto la polizia a bloccare gli ingressi del sito minerario lo scorso agosto. Una mossa che avrebbe dovuto convincere i minatori ad arrendere e uscire per via della mancanza di provviste. Per tutta riposta, invece, questi hanno deciso di barricarsi nella miniera, temendo di essere arrestati. Il braccio di ferro si è concluso nel più atroce dei modi.
Più di 100 persone sarebbero morte nella voragine, un pozzo di oltre 2 km, e oltre 1000 sono state salvate. Con la fuoriuscita dei primi sopravvissuti sono cominciate anche a circolare notizie a dir poco terribili. Dal momento che i rifornimenti erano stati bloccati dalla polizia, alcuni minatori sarebbero ricorsi al cannibalismo per sopravvivere.
L'operazione contro gli "Zama zamas", ossia "Coloro che provano" - così vengono chiamati i minatori illegali - si è trasformata in un dramma umanitario senza precedenti che ha sollevato un polverone. Terrificante il racconto fatto alla BBC da Mzwandile Mkwayi, uno dei volontari che si è calato nella miniera per accertarsi delle condizioni delle persone bloccate. "Lasciatemi dire una cosa: quei corpi puzzavano davvero", ha dichiarato. Mkwayi ha inoltre raccontato che, una volta tornato a casa, aveva chiesto alla moglie di non cucinare carne."È perché quando ho parlato con i minatori, mi hanno detto che alcuni di loro hanno dovuto mangiare altre persone all'interno della miniera perché non c'era modo che trovassero cibo. E mangiavano anche scarafaggi".
Se da un lato la polizia continua ad affermare che chi si trovava nel pozzo ha sempre avuto la possibilità di uscire, dall'altro Mkwayi nega con forza, affermando che i minatori erano disperati e senza vie di uscita.
Angoscianti i racconti dei sopravvissuti. Fra loro c'è Clement Moeletsi, estratto ancora vivo dalla miniera. Parlando con Africa Report, l'uomo ha dichiarato di essere andato avanti per sei settimane senza cibo e acqua potabile. "Ho bevuto l'acqua sotterranea che aveva un forte sapore chimico, causava mal di testa e dolori di stomaco. La fame ha privato le persone della loro dignità: alcuni si rannicchiavano in silenzio, troppo deboli per parlare o gridare aiuto e poi lentamente morivano. Altri erano in stato confusionale, borbottavano e chiamavano i propri cari che non avrebbero mai più rivisto", ha riferito. E poi, la terrificante ammissione: "Alcuni hanno tagliato gambe e braccia dei morti per potersi nutrire, era l'unica opzione per sopravvivere".
Qualcuno già parla di massacro di Stilfontein.
Bisogna infatti ricordare che le operazioni di salvataggio iniziate a inizio anno sono state possibili solo grazie alle richieste della Ong Mining Rescue Services che si è rivolta alla Alta Corte di Pretoria. Le immagini dei corpi provati, sporchi ed emaciati di coloro che sono stati estratti dalla miniera stanno facendo rapidamente il giro della rete.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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