Le fake news e l'arresto in Pakistan: l'intrigo dietro le proteste anti-migranti nel Regno Unito

In manette uno sviluppatore web: il 32enne avrebbe diffuso fake news per scatenare disordini a Londra. È accusato di terrorismo informatico

Le fake news e l'arresto in Pakistan: l'intrigo dietro le proteste anti-migranti nel Regno Unito
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Importanti aggiornamenti sulle violente proteste che hanno messo in ginocchio diverse città del Regno Unito. Organizzate in seguito alla brutale uccisione di tre bambine a una festa a Southport, le dimostrazioni anti-migranti organizzate da gruppi di estrema destra sono state sostenute in rete anche attraverso fake news. Decine di persone arrestate, ma non solo a Londra e dintorni: la polizia del Pakistan ha reso noto di aver individuato uno degli “istigatori” delle proteste. Si tratta di Farhan Asif, professione sviluppatore web, ora accusato di terrorismo informatico.

Il trentaduenne è accusato di aver avuto un ruolo di primo piano nella diffusione di informazioni errate e bufale che hanno portato ai diffusi disordini nel Paese a partire dall’inizio di agosto. Secondo le autorità di Lahore, l’uomo avrebbe lavorato per un sito web di aggregazione di notizie sensazionalistiche chiamato Channel3Now, che ha pubblicato fake news sull'identità del killer di Southport. In particolare, avrebbe fatto circolare notizie spazzatura su Youtube e Facebook, affermando che l’autore della strage di bambini fosse un richiedente asilo arrivato di recente e che il nome suggerisse che l'adolescente fosse musulmano.

Ricordiamo che la diffusione di queste notizie false ha scatenato un violento attacco da parte di una folla in una moschea situata nei pressi del luogo dell’accoltellamento, spingendo le autorità a precisare che il killer era nato nel Regno Unito da genitori provenienti dal Ruanda e di fede cristiana. Secondo quanto reso noto da ITV News, lo sviluppatore web avrebbe un ruolo di primo piano nella gestione del sito Channel3Now, tale da gestire i lavori da un lussuoso complesso residenziale della capitale del Pakistan.

Il trentaduenne ha negato ogni addebito, sottolineando che la diffusione delle bufale sul killer non aveva niente a che fare con le proteste registrate. E, soprattutto, ha evidenziato di non essere la fonte della fake news, ma di aver semplicemente pubblicato quanto circolato sui social media.

Nonostante questa sua difesa, il sito è stato chiuso.“Si è pentito di aver ripubblicato notizie false”, il commento all’Associated Press di Imran Kishwar, vice ispettore generale di Lahore.

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