Libia, Egitto, Libano, Europa dell'est, Afghanistan, Cina, Africa sub-sahariana, Medio Oriente, sud-est asiatico: la maggior parte degli organi trapiantati clandestinamente è stato strappato a migranti in fuga da povertà, dittature, guerre. E molti di loro sono minori di cui nessuno denuncerà mai la scomparsa. Inghiottiti nel nulla, per diventare carne da macello di un business che gode di connivenze trasversali e strategie di contrasto poco incisive. Anche in Europa.
Secondo un rapporto della Commissione Ue, tra il 2013 e il 2014 i paesi europei hanno registrato quasi 16 mila vittime di tratta di esseri umani. Non tutti però sono migranti. Il 71% sono cittadini europei, di cui il 12% ha subito forme di schiavismo domestico, è stato obbligato a mendicare o al prelievo degli organi. "Negli Stati membri, data la rigida regolamentazione dei trapianti, il traffico d'organi - spiegano dalla Commissione a il Giornale - è raro e statisticamente non misurabile. Secondo il report risalente al biennio 2017-2018 e pubblicato a fine 2020 per fare il punto sul progresso fatto nella lotta europea alla traffico di esseri umani, sono 17 le vittime accertate della tratta finalizzata al prelievo di organi". Un fenomeno presente, ma che resta per lo più sommerso.
Le varie tariffe
Dall'Europa provengono le vittime, ma anche chi gli organi è disposto a comprarli. Ad ogni costo. Si va da un minimo di 50 mila dollari per un rene a 290 mila per cuore e polmoni. Le tariffe variano parecchio in base alla tipologia di organo e alla provenienza di venditore e acquirente. Se in Cina un trapianto di rene costa 120 mila dollari, in Kosovo si sale a 120 mila per arrivare fino a 240 mila a Singapore. Questo vale per trapianti parziali di organi da provider viventi.
Per trapianti di organi interi, che richiedono "donatori" deceduti, i prezzi raddoppiano. Un cuore, comprensivo di servizio completo, organo più trapianto e prima assistenza, costa oltre 800 mila dollari. Cifre che vengono intascate quasi interamente dagli intermediari, mentre ai "venditori" va meno del 10%.
In media, perché il prezzo varia in base alla nazionalità. Se chi vende un rene in Usa e Israele guadagna 20-30 mila dollari, in Moldavia ne otterrebbe 2.500 e in Nepal solo 200. Con ricarichi, e profitti per tutta la filiera che sfiorerebbero il 2 mila per cento.MaPi.
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