I punti chiave
La truffa sarebbe durata cinque anni, ininterrottamente, dal 2016 al 2021. Sono 44 le persone indagate dalla procura della repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, accusate di aver compiuto una serie di illeciti nelle pubbliche forniture di acqua potabile destinata alle Isole Eolie. A finire sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti anche la società armatrice "Marnavi Spa" di Napoli. Le ipotesi di reato sono frode in contratti e truffa aggravata.
L'indagine
Secondo l'accusa, le persone iscritte nel registro degli indagati, tra cui i componenti della società armatrice che riforniva di acqua potabile sei delle sette isole Eolie, per sei lunghi anni, avrebbero fatto figurare sulla carta di approvvigionare le vasche che alimentano l'acquedotto di Lipari con quantitativi maggiori di acqua rispetto a quelli realmente forniti. A darne notizia è stato il quotidiano La Gazzetta del Sud che ha evidenziato come ciò sarebbe avvenuto con la complicità di amministratori locali, dirigenti e funzionari comunali e regionali e con la compiacenza di ditte locali.
Il danno economico
Il danno in termini economici, quantificato durante le indagini coordinate dal procuratore Giuseppe Verzera e dalla sostituta procuratrice Emanuela Scali, sarebbe di circa 555mila euro. Secondo l'accusa, il ministero della Difesa che finanzia l'appalto per l'erogazione dell'acqua nelle isole che godono dello statuto speciale, avrebbe pagato a sua insaputa, per l'infedeltà di funzionari pubblici, quantitativi d'acqua più elevati rispetto a quelli effettivamente consegnati. L'inchiesta avrebbe consentito di accertare che "la società armatrice 'Marnavi Spa', presieduta all'epoca dei fatti dall'armatore Domenico Ievoli, con artifici e raggiri avrebbe fatto apparire nella certificazione di consegne - ideologicamente false - riportanti orari di inizio e o fine delle operazioni di scarico diversi dal vero, quantitativi d'acqua scaricati non compatibili e forniture in realtà non avvenute".
La truffa al ministero
L'obiettivo degli indagati sarebbe stato quello di incassare proventi maggiori raggirando sia il comune di Lipari (che amministra le isole di Vulcano, Alicudi, Filicudi, Panarea, Sromboli e Lipari) sia il Dipartimento regionale dell'acqua e dei rifiuti. Ciò ha fatto sì che il ministero pagasse molto di più di quanto effettivamente dovuto.
Le verifiche sono partite grazie a una segnalazione della guardia di finanza di Palermo, il gruppo tutela acque, che ha spinto la sostituta procuratrice Scali e il procuratore capo Verzera a emettere gli avvisi di garanzia per i 44 indagati che adesso sono in attesa di sapere se verranno rinviati a giudizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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