Momo, ucciso a 11 da un uomo drogato. Ma la famiglia non avrà risarcimento

Le pastoie burocratiche non consentono di procedere a vantaggio dei genitori della vittima del grave incidente stradale

Momo, ucciso a 11 da un uomo drogato. Ma la famiglia non avrà risarcimento
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Oltre al danno anche la beffa. I familiari di Momo Moubarak, il bimbo di 11 anni investito e ucciso da un'auto in corsa in via Bartolini a Milano mentre era in bicicletta poco più di un anno fa, non riceveranno alcun risarcimento. Nemmero un euro toccherà a quei parenti che si battono da mesi per ottenere giustizia. Le pastoie burocratiche non consentono di procedere a vantaggio dei genitori della vittima del grave incidente stradale. A darne conferma è stato il giudice dell’udienza preliminare Massimo Baraldo nella sentenza di condanna a otto anni di reclusione per Nour Amdouni, il 20enne arrestato il 18 agosto del 2022 per omicidio stradale con l’aggravante della fuga.

La reazione della famiglia

"Per noi - ha dichiarato lo zio del bimbo Gianni Moubarak al quotidiano Il Giorno - è una beffa. Un altro dolore che si aggiunge a quello devastante della perdita di Momo". Ma per quale motivo l'assicurazione non pagherà il risarcimento danni? Il fatto che il conducente guidasse senza patente, a bordo di un'auto presa a noleggio e immatricolata all'estero, dà l'appiglio normativo alla compagnia assicuratrice per evitare di versare l'assegno ai familiari del piccolo Momo, i quali, però, non si arrendono. Il passaggio successivo è stato quello di rivolgersi all'Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, con la speranza di ottenere un riscontro concreto. "Il dolore non passerà mai – ha continuato lo zio Gianni –. Ora ci sentiamo presi in giro di nuovo, dopo la condanna-beffa di 8 anni".

Il processo al conducente

Nonostante nel corso delle indagini era venuto fuori che il 20enne alla guida senza patente e con una gamba ingessata della vettura che ha investito e ucciso Momo avesse assunto droga, precisamente cannabinoidi, la sentenza di condanna non ha soddisfatto i familiari della vittima. Oltretutto, secondo loro, un'aggravante era costituita dal fatto che il conducente si era presentato davanti alle forze dell'ordine solamente dopo quattro ore dall'incidente.

In sede processuale, dopo che il gup Lorenza Pasquinelli aveva respinto un’istanza di patteggiamento a cinque anni, ritenuti non sufficienti, all'imputato sono state concesse le attenuanti generiche che hanno poi portato alla condanna a otto anni di reclusione (arresti domiciliari con braccialetto elettronico). Ad essere determinante sarebbe stato il ripensamento dell'imputato che, suppure tardivamente, si era presentato spontaneamente al commissariato di polizia.

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