Bullismo e schiavitù da videogame: arrivano i Servizi sociali. Cos'è successo a un giovane

La storia drammatica di un sedicenne di Bari seguito dai Servizi sociali

Bullismo e schiavitù da videogame: arrivano i Servizi sociali. Cos'è successo a un giovane
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La storia riportata da “Repubblica” del 16enne di Bari bullizzato a scuola e diventato dipendente patologico dai videogiochi ci fa riflette, al di là del dramma umano del ragazzo, sulla mutazione “antropologa” dei games nel corso di mezzo secolo. Dalla condivisione sociale delle “sala giochi” - che negli anni ‘70 era ancora mediamente un tugurio maleodorante, dove i giovani si incontravano attorno a flipper, biliardi e biliardini - si è passati, nel ventennio successivo, allo sfavillio di rooms pubbliche piene di luci e rumori spaziali, per poi lasciare campo libero, dal 2000 ad oggi, a una dimensione solipsistica della consolle. Ed è anche in tale contesto che va letta la sofferenza dell’adolescente barese schiavo della playstation per salvarsi dal bullismo: una illusoria via d’uscita dalle vessazioni patite in classe che però lo ha fatto sprofondare ancor più nell’inferno. Al punto da essere affidato ai Servizi sociali del Comune di Bari. Il caso è arrivato all'attenzione del Tribunale per i minori che ha disposto l'affidamento del giovane al Servizio di neuropsichiatria infantile e della madre al consultorio familiare per l'avvio di pratiche di sostegno alla genitorialità. Attualmente sono otto i pazienti in cura presso il servizio della Asl per “disturbo ludopatico” (sebbene nel caso del 16enne scommesse e slot machine non c’entrino nulla), un disagio spesso in relazione con altre dipendenze comportamentali. La vicenda giudiziaria del ragazzo barese è iniziata un paio di anni fa, quando insegnato e genitori si sono accorti che saltava spesso le lezioni. Sono partite così le indagini. Quindi è stato accertato che il ragazzino viveva in una condizione di isolamento quasi totale dai compagni di classe. Stessa cosa faceva una volta tornato a casa, chiudendosi in camera per ore a giocare alla playstation.

“Nonostante gli interventi di socializzazione previsti dal Tribunale, anche per farlo tornare a scuola - spiegano gli operatori che seguono la vicenda - il minorenne ha continuato a chiudersi sempre più in se stesso rifiutando anche l'aiuto dell'educatore domiciliare”. Insomma, una situazione bloccata, destinata ad aggravarsi; inevitabile il provvedimento della magistratura. Sarà un percorso lungo in un corridoio buio. Ma alla fine spunterà la luce.

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