I punti chiave
Il gasdotto Tap (anche conosciuto con il nome di Trans-Adriatico) che attraversa il nord della Grecia, l’Albania e il Mare Adriatico prima di approdare nel sud Italia, in Puglia, dove si connette alla rete di distribuzione italiana del gas presenta alcune preoccupanti crepe che devono essere sistemate quanto prima e in maniera urgente: è questa una parte del contenuto del documento in possesso del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Di cosa si tratta
Il gasdotto si trova negli abissi del mare a oltre 200 metri di profondità e si sarebbero notate almeno tre importanti crepe sul rivestimento esterno. La sua lunghezza è di circa 500 metri ed è sospeso nel vuoto: adesso il ministero valuterà anche l'impatto ambientale dei lavori che dovranno essere effettuati con urgenza. Secondo alcune informazioni queste crepe potrebbero essere state provocate dalle forti correnti sottomarine che hanno messo a dura prova il rivestimento esterno che si trova a protezione dei tubi d'acciaio. La buona notizia è che la condotta vera e propria non sembra esserne intaccata, motivo per il quale non ci sono perdite di gas.
Gli ultimi rilievi
La data della pubblicazione da parte del ministero dei documenti procedura di Verifica di Assoggettabilità a Via risalgono al 7 novembre scorso. Nei rilievi del giugno scorso erano già emerse alcune distanze tra fondale e tubo: da qui l'organizzazione multinazionale che impega lavoratori che provengono da una ventina di Paesi diversi ha chiesto al ministero di poter rendere stabile il gasdotto eliminando le attuali problematiche che potrebbero peggiorare con l'incedere del tempo.
La protesta dei No Tap
Questi rilievi hanno dato il via alla protesta dei No Tap che sui propri profili social hanno spiegato che l'accaduto è "clamoroso ma non troppo, visto che la criticità dell'installazione in mare era un punto fermo dei dubbi che aleggiavano tra gli addetti ai lavori. Come in un film di cui si è visto il trailer il Tap non tradisce". Da qui ecco il passaggio in cui viene sottolineata le necessità dei lavori. "Motivo? almeno 3 punti di crepe nel mantello esterno e almeno 15 "campate libere", ovvero 15 punti in cui il metanodotto non poggia sul fondale ed è quindi soggetto alle vibrazioni e alle correnti".
I Not Tap di Melendugno hanno poi concluso alludendo a quanto sarebbe avvenuto circa 30 giorni fa in alcuni centri abitati. "Il cromo VI, lo stermino degli ulivi, le emissioni fuggitive di metano tra quattro centri abitati scoperte un mese fa, ma siamo ancora sicuri che un gasdotto è 'solo un tubicino'?"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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