Una storia dolorosa e incredibile quella che arriva dal carcere di Rebibbia (Roma), dove un bimbo di soli 2 anni si trova a occupare una cella insieme alla madre, dal momento che, almeno per adesso, non ha alcun posto dove andare. Una tragedia e un fallimento per il nostro Paese, dato che le lungaggini della burocrazia non hanno ancora portato a trovare una sistemazione più consona per un bambino così piccolo.
Solo e abbandonato a se stesso
Sono ormai 10 mesi che il bimbo, di appena 2 anni, si trova dietro le sbarre insieme alla sua mamma, una donna italiana di 30 anni. Il carcere di Rebibbia, tuttavia, non è affatto il luogo più indicato in cui far crescere un bambino. Al momento, però, non sembrano esserci altre soluzioni, dato che anche il padre del minore si trova recluso nello stesso penitenziario. Ed è così che vive anche il piccolo, costretto a dividere la cella con l'uno o con l'altro genitore. La madre, condannata per reati minori, non riesce ad occuparsi adeguatamente di lui, e così il bambino, arrivato all'età di 2 anni, ha sviluppato un ritardo cognitivo e si esprime a fatica. Oltre ai classici primi termini, che consistono in "Sì", "No", "Mamma", "Papà", ha imparato soltanto altre due parole, sicuramente apprese all'interno del penitenziario, vale a dire "Apri" e "Chiudi".
Purtroppo in un luogo del genere mancano gli stimoli, così come le attenzioni, che sarebbero necessarie per fargli sviluppare delle capacità linguistiche e comunicative appropriate. Come se ciò non bastasse, il bambino non riesce ancora a camminare bene, indossa il pannolino ed è sovrappeso. È, in linea di massima, abbandonato a se stesso, e queste sono le inevitabili conseguenze.
La burocrazia, con i suoi tempi lunghissimi, non ha portato miglioramenti. Il piccolo dovrebbe essere già fuori da qui, chi di dovere avrebbe dovuto affidarlo a qualcuno che avrebbe potuto prendersene cura. Nel carcere di Rebibbia è l'unico bimbo presente, e tutto ciò che può fare è trascorrere il tempo guardando la tv. A giocare con lui sono solo le volontarie di A Roma insieme-Leda Colombini, che trovano anche il tempo di accomparlo in un nido, dove può incontrare altri bambini. Al momento è la sola cosa che si può fare, in attesa di una sistemazione.
Le parole delle volontarie
"Lui è contentissimo di andare al nido. Quando in auto aspettiamo che le guardie aprano il cancello, lui cominciare a dire: 'Apri, apri, apri'", racconta a Repubblica una delle volontarie.
Il bimbo sembra entusiasta di partecipare agli incontri che si tengono al nido, e riesce a esprimere molta gioia, nonostante la carenza lessicale.Quando vede le mura del carcere di Rebibbia, invece, chiama "mamma", perché sa che li potrà ricongiungersi con la madre.
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