Genovese potrà uscire dal carcere: sarà affidato ai servizi sociali. Il parere positivo della procura

L'ex imprenditore può scontare la sua pena residua in una comunità: oggi la decisione della Procura generale

Genovese potrà uscire dal carcere: sarà affidato ai servizi sociali. Il parere positivo della procura
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Alberto Genovese potrebbe presto lasciare il carcere, nonostante la condanna in via definitiva a 6 anni, 11 mesi e 10 giorni per due reati di violenza sessuale, uno compiuto ai danni di una 18enne nell'attico della sua Terrazza Sentimento e l'altro su una 23enne a Villa Lolita (Ibiza).

La Procura generale di Milano si è infatti espressa positivamente sull'istanza di affidamento terapeutico dell'ex imprenditore in una comunità, avanzata dai suoi legali. L'ex fondatore di start up era già stato qualche mese fa ai domiciliari in una clinica del lecchese, dove stava seguendo un programma per disintossicarsi. Proprio qui era stato raggiunto dal provvedimento di detenzione in carcere, a seguito del quale aveva dovuto abbandonare la struttura per scontare la pena residua dietro le sbarre del penitenziario di Lecco, in cui si trova ristretto dalla serata dello scorso 13 febbraio.

Nel corso del pomeriggio di oggi, martedì 23 maggio, dinanzi al tribunale di Sorveglianza di Milano, formato dal presidente Roberta Cossia, dal relatore Simone Pietro Luerti e da due esperti, si è tenuta l'udienza per discutere dell'istanza presentata dagli avvocati di Alberto Genovese. Stando a quanto emerso, la pena residua che dell'ex imprenditore è inferiore ai 4 anni, e il detenuto ha inoltre già scontato anche la parte di condanna comminata per le imputazioni di violenza sessuale, reato ostativo alla misura alternativa alla detenzione in carcere. Dal momento che la legge prevede che l'affidamento terapeutico si possa richiedere solo qualora la pena residua non superi i 6 anni, la Procura generale ha deciso di esprimersi in modo favorevole alla richiesta avanzata dai legali dell'ex imprenditore.

Genovese era finito dietro le sbarre di San Vittore nel novembre del 2020, fino al momento in cui, a luglio del 2021, era stato trasferito presso una comunità nel lecchese con l'obiettivo di disintossicarsi. Come detto, i domiciliari gli erano stati revocati lo scorso febbraio, e il 45enne era tornato in carcere per scontare il residuo della pena definitiva. Questa, tuttavia, era stata ridotta per effetto della riforma Cartabia, in quanto il detenuto aveva riunnciato a presentare appello dopo la condanna in abbreviato.

Per l'ex imprenditore non è comunque finita qui, dato che rischia il processo anche per un secondo filone di indagini che lo vedono accusato di ulteriori due abusi sessuali, di intralcio alla giustizia e di

detenzione di materiale pedopornografico. Le indagini sulla vicenda sono già concluse e si attende il rinvio a giudizio sia per Genovese che per Sara Borruso, sua ex compagna e Daniele Leali, il suo braccio destro di allora.

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