A distanza di quasi un mese dal naufragio sul Lago Maggiore della barca con a bordo 21 membri dei servizi segreti italiani e israeliani (Mossad) non si sciolgono numerosi dubbi di questa intricata vicenda a cominciare dalla bandiera slovena battuta dallo scafo "Gooduria". L'incidente risale allo scorso 28 maggio, quando hanno perso la vita quattro persone a causa delle avverse condizioni meteo.
L'immatricolazione "fantasma"
Allo stato attuale, infatti, non c'è alcun documento che attesti l'immatricolazione del natante lungo 15 metri e con quasi 400 cavalli di potenza. Come abbiamo visto sul Giornale.it, il nome della società che teoricamente doveva occuparsi di escursioni e attività ricettive, la Love Lake srl, non esiste. Tra l'altro, di questa azienda fittizia sarebbe stata titolare la sfortunata moglie dello skipper Claudio Carminati, Anya Borzhkova, rimasta vittima del maltempo. I misteri non finiscono qui perché non c'è traccia nemmeno della patente nautica di Carminati che, se è vero che può essersi smarrita durante la tempesta, l'unico indagato per la strage non ha un documento che attesti la licenza per guidare quella barca.
Il problema dell'omologazione
Al momento, comunque, Carminati rimane l'unico indagato con la duplice accusa di omicidio e naufragio colposo: anche se le condizioni meteo iniziali non erano avverse, chi mastica di condizioni atmosferiche sapeva perfettamente che quella giornata sarebbe stata a rischio perché, sull'area del Lago Maggiore, erano previsti fenomeni di forte intensità. Come scrive il Corriere, c'è stato, inoltre, un duplice errore che può aver contribuito alla fatalità: da un lato, il mezzo non sarebbe stato a norma per dei lavori abusivi a bordo che avrebbero "aiutato" la tempesta nella sua furia e, dall'altro, la superficialità nel portare a bordo 21 persone quando l'omologazione ne prevedeva massimo 15, ben sei in più.
Il lavoro dei periti
Chiaramente, però, lo skipper era senz'altro uomo fidatissimo degli 007 altrimeni non sarebbe stato all'interno del "Gooduria". E allora, come mai quella bandiera slovena? Forse perché il Fisco di Ljubljana è più morbido che in altri Paesi e la registrazione di uno scafo meno onerosa che altrove ma si tratta soltanto di ipotesi. La bandiera c'era, dell'omologazione nessuna traccia.
Nei prossimi giorni, probabilmente, qualcosa di succoso dovrebbe venire a galla sulla "barca fantasma" grazie all'assiduo lavoro della Procura di Busto Arsizio assieme ai Carabinieri di Varese che attendono i risultati definitivi sull’imbarcazione per capire vita, morte e miracoli di questo mezzo nautico al centro della vicenda e, capire una volta per tutte, quanto abbia (se abbia) influito sulla tragedia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.