La maestra e il velo? Ha rispettato la legge

Ha fatto bene la maestra di Pordenone a chiedere alla sua alunna di togliere il niqab

La maestra e il velo? Ha rispettato la legge
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Direttore Feltri,
una maestra invita l'alunna di dieci anni che si è presentata in classe con il velo integrale imposto dai genitori a toglierlo e noi ce la prendiamo con questa signora di buonsenso che si è limitata a chiedere il rispetto della legge e non con babbo e mamma che, in nome delle loro convinzioni religiose, costringono la figlia minore ad adottare un indumento che ne occulta l'identità e ne impedisce movimenti e respirazione, dato che naso e bocca sono coperti. A me pare che abbiamo superato ogni limite. Mi dica la sua, per favore.
Margherita De Stefanis

Cara Margherita,
ha fatto bene la maestra di Pordenone a chiedere alla sua alunna di togliere il niqab, pesantissimo velo scuro che occulta completamente il corpo lasciandone scoperta soltanto una piccola, anzi minuscola, porzione, gli occhi, al fine di consentire almeno la vista a chi indossa tale impalcatura nera fortemente costrittiva, la quale è simbolo e indice di radicalismo, integralismo e fondamentalismo islamico. L'insegnante ha fatto valere, attraverso questa richiesta, il rispetto della normativa italiana in materia di sicurezza e ordine pubblico, la quale prevede, mediante una specifica legge, che nessuno possa frequentare i luoghi pubblici coprendosi totalmente il volto, allo scopo di consentire appunto il riconoscimento. E puntualizzo un elemento che viene sempre più trascurato, purtroppo: ad essere tenuti all'osservanza delle leggi italiane non sono soltanto gli italiani ma anche gli stranieri e gli extracomunitari, ovvero chiunque si trovi sul nostro territorio, immigrati islamici inclusi. Eppure spesso ho la sensazione netta che, sulla base dell'invocato principio della libertà di religione, sia imperante ormai il convincimento che gli islamici possano mantenere, pure quando campano sul nostro suolo, determinati usi che sono in contrasto con le norme italiane e pure con i valori fondativi della nostra Repubblica. Basti pensare alla pratica dell'infibulazione, ovvero delle mutilazioni genitali femminili, in Italia vietata eppure largamente diffusa all'interno delle comunità musulmane trapiantate nel Bel Paese. Nessuna tradizione religiosa può sovrastare il diritto costituzionale e non. Siamo uno Stato laico che garantisce la libertà di chiunque di professare la propria fede, tale libertà non include la possibilità di contravvenire alle norme giuridiche, di calpestarle, di violarle.

Criticare la maestra che ha chiesto all'alunna di togliere il niqab vuol dire non avere capito nulla. Ad essere redarguita non dovrebbe essere l'insegnante ma i genitori di questa piccola i quali hanno imposto a una minore l'adozione del soffocante velo integrale in quanto femmina, cosa che configura una discriminazione di genere, che la nostra Costituzione rigetta e proibisce. Non si tratta quindi soltanto di rispetto delle norme ordinarie ma anche delle norme fondamentali del nostro ordinamento nonché dei diritti universali dell'infanzia.

Invece di focalizzarci sulla maestra, rivolgiamo la nostra attenzione a questi genitori nigeriani, alle eventuali violazioni e agli eventuali abusi da questi compiuti. Hanno diritto, in quanto integralisti islamici, a obbligare la minore a campare nascosta sotto metri di stoffa? Può esistere un diritto a privare della identità e della libertà di scelta, un diritto a discriminare, soffocare, a ledere la socialità di un essere umano condizionandone la crescita sulla base del fatto che è nostro figlio?

Mi auguro

che questa creatura non sia stata sottoposta ai tipici riti degli islamici radicali, come l'infibulazione, cosa che tuttavia non mi sorprenderebbe, considerato il contesto familiare che manifesta palesi segni di stupidità.

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