Il problema dei rifiuti che si accumulano inesorabilmente continua a imperare a Roma, soprattutto in un periodo come questo, in cui restano ancora da smaltire pacchi, pacchetti e carte regalo natalizie. Una piccola speranza per i cittadini che si sentono abbandonati dalle istituzioni, per quanto concerne questo specifico problema, pare tuttavia arrivare dalla recente sentenza in favore di alcuni residenti della periferia di Settebagni (quartiere di Roma Nord).
Lunga e tortuosa la strada percorsa in cinque anni di battaglia legale dai protagonisti della vicenda. Chi la dura la vince, comunque, e i cittadini sommersi da rifiuti che avevano creato problemi di igiene, attirando pure i cinghiali, si vedranno rimborsare dal Comune l'80% della Tari pagata negli anni 2017 e 2018: un esborso quantificato in circa 20mila euro. Una prima vittoria arrivò nel 2020, quando la Commissione Tributaria di Roma determinò un rimborso del 20%, rigettando la memoria difensiva del Comune.
Comune che fece ricorso, evidentemente non aspettandosi che sarebbe potuta andare pure peggio. Ecco infatti arrivare il rigetto da parte della Corte di Giustizia Tributaria di II grado del Lazio con sentenza n. 5913/2022 sezione 1 depositata lo scorso 14 dicembre. "La Corte ha accolto l'appello incidentale da noi presentato, portando così il rimborso dal 20 all'80%", spiega a Il Messaggero Mauro Costanzo, legale dell'associazione Don Chisciotte che si è occupata di condurre la battaglia legale contro Ama e Comune di Roma per conto dei residenti del quartiere. "Si tratta di un risultato importantissimo, è un precedente legale che potrà essere utilizzato anche in altri quartieri", conclude l'avvocato.
La prima sentenza
Nel 2020 la Commissione Tributaria di Roma contestò le memorie difensive del Campidoglio, che addossava ai cittadini la colpa dell'accumulo di immondizia e rifiuti, negando le proprie responsabilità nell'inefficienza del servizio di raccolta."Dalle risultanze in possesso di Ama", diceva il Comune, "sono gli stessi comportamenti degli utenti a determinare ritardi e disservizi nella raccolta". La colpa era della scarsa qualità della raccolta differenziata fornita dai residenti, insomma, Non solo. Il Comune respingeva ogni possibilità di rimborso se non in quei casi estremi in cui fosse stata la Asl a pronunciarsi su un'eventuale rischio di emergenza sanitaria o qualora degli scioperi del personale Ama fossero risultati determinanti a bloccare il servizio. Non essendosi verificata nessuna delle due eventualità, il Campidoglio riteneva di essere dalla parte della ragione. "Capisco che il Comune sia costretto ad argomentare, ma è chiaro che la situazione dei rifiuti a Roma era ed è disastrosa e i cittadini giustamente hanno diritto al rimborso di un servizio non erogato", commenta ancora l'avvocato Costanzo.
Il rimborso
Il Campidoglio avrà ora 120 giorni di tempo per pagare dopo la notifica della sentenza. Se ciò non dovesse avvenire, "il nostro credito potrebbe raddoppiare in pochi giorni", informa il legale.
"Si tratta di un precedente importante che vale per tutta Roma, nessuno si aspettava la nostra vittoria contro Comune e Ama: siamo molto soddisfatti anche se nel quartiere i problemi della raccolta permangono", commenta con soddisfazione il presidente del comitato di
quartiere Francesco Fusar Poli. Nonostante l'abolizione del porta a porta i problemi per il quartiere restano: "Prima avevamo piccoli contenitori pieni di immondizia, ora abbiamo grandi contenitori che strabordano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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