Le tirannìe di Verdi sul suo librettista Piave

Al museo della Scala la versione annotata de "La forza del destino"

Le tirannìe di Verdi sul suo librettista Piave
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La scritta sul frontespizio parla chiaro: «Deve conservarsi per provare con essa quanto faceva lavorare il Verdi per un libretto (vedrai ei cambiamenti)». Non è di pugno di Francesco Maria Piave, ma non si fatica a credere che esprimesse il pensiero del librettista de «La forza del destino», che sabato prossimo aprirà la stagione della Scala, anche perché qualche critico si è spinto a parlare di «tirannia» del grande Verdi su Piave, librettista anche di altre sue opere quali La traviata e Macbeth.

Chi volesse approfondire i rapporti tra i due con materiale di primissima mano, e appunti autografi del compositore che annota i versi di Piave, potrà farlo da oggi al Museo Teatrale della Scala, che espone per la prima volta la stesura preliminare del libretto de «La forza del destino» nella versione del 1861 recentemente ritrovata e scansionata ad altissima definizione dall’Università Cattolica.

Numerosi gli interventi di Verdi, anche sostanziali, come si vede dalla penna rossa, con cambiamenti sulla parte di Alvaro.

Dieci annotazioni si trovano nelle scene 1 e 2 del primo atto, nel III sostanziali varianti al testo del Rataplan, numerose le annotazioni all’ultimo atto. Alcune pagine del manoscritto resteranno esposte fino all’ultima rappresentazione dell’opera il 2 gennaio.

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