Gli anni difficili, poi la violenza e la necrofilia: ecco come agiva il mostro di Aosta

Unico serial killer italiano noto della Valle d’Aosta, Andrea Matteucci uccise quattro persone tra gli anni Ottanta e Novanta

Gli anni difficili, poi la violenza e la necrofilia: ecco come agiva il mostro di Aosta

Nell’elenco dei serial killer italiani meno conosciuti c’è sicuramente il nome di Andrea Matteucci. La sua storia è molto simile a quella di tanti assassini seriali: il rapporto malsano con le donne alla base di ogni omicidio, ma anche il desiderio di vendetta e la necessità di affermare la sua identità maschile. Unico serial killer noto della Valle d’Aosta, Matteucci uccise quattro persone tra gli anni Ottanta e Novanta e attualmente si trova in una struttura sanitaria psichiatrica, dopo vent’anni trascorsi dietro le sbarre.

Infanzia e adolescenza

Andrea Matteucci nasce il 24 aprile del 1962 a Torino. Viene abbandonato dal padre dopo pochi mesi e la madre, Maria Pandiscia, lo lascia in affidamento alla sorella Lina, a Foggia. Già nei primi anni di vita deve fare i conti con momenti spiacevoli e traumi. All’età di 6 anni si trasferisce con la madre ad Aosta, dove svolge l’attività di prostituta. Il piccolo assiste ad alcuni incontri con i clienti, eventi che lasceranno un segno indelebile.

All’età di 10 anni Andrea Matteucci assiste a una scena sconvolgente: la madre litiga con un cliente e prova a evitarlo con un rasoio. Il ragazzino si sente rifiutato e abbandonato e inizia a sviluppare una passione per le armi, in particolare i coltelli, e decide persino di nascondere una lama sotto il cuscino per difendersi da eventuali aggressioni. A 14 anni tenta di rapinare la macelleria dove lavorava con una pistola giocattolo, ma una settimana dopo si costituisce per il timore di essere denunciato.

Gli comprendono che la sua non è una situazione come le altre, intercettano il disagio di Andrea Matteucci e lo affidano a una comunità, dove vi rimane per quattro anni. Una volta diventato maggiorenne, trova lavoro come meccanico a Quart, ma la situazione a casa non migliora. Anzi. Il giovane ha un rapporto conflittuale con l’amante della madre e gli scontri verbali sono all’ordine del giorno. A 20 anni riesce a liberarsi dall’influenza psicologica della madre e si sposa, mentre a 25 anni diventa padre.

Il primo omicidio

Con il passare del tempo, Andrea Matteucci diventa sempre più taciturno e silenzioso, a volte persino aggressivo. Dopo aver coronato il desiderio di incontrare e conoscere il padre, inizia a vivere da sbandato. Non si occupa più della famiglia, trascura il figlio e passa le sue giornate seduto sul divano a guardare la televisione. Abbandona il lavoro da artigiano e anche il matrimonio va in frantumi: tra litigi e assenza di rapporti intimi, la moglie decide di lasciarlo: un’altra fonte potente d’angoscia dopo il rapporto con la madre. Inoltre viene arrestato varie volte per furto d’auto: rubava auto e camion per rivenderli. Infine, il primo omicidio.

Il 30 aprile del 1980 Andrea Matteucci incontra al Teatro Romano di Aosta il commerciante Domenico Raso. Quest’ultimo gli fa delle proposte oscene, avances ritenute inaccettabili dall’interlocutore. Di punto in bianco, Matteucci estrae un coltello da boyscout e lo uccide. Riesce incredibilmente a farla franca – nessun indizio porta a lui – e dopo pochi mesi parte per il servizio militare, congedandosi nel 1983 con il grado di caporal maggiore. Ma dopo diversi anni torna l'istinto da killer.

Andrea Matteucci diventa il mostro di Aosta

Per dodici anni Andrea Matteucci non uccide, fino a quando non inizia ad andare a prostitute a bordo di un furgone. Nel 1992 la seconda vittima è Daniela Zago, uccisa a Brissogne. Dopo una lite per il costo della prestazione sessuale, l’uomo le spara un colpo di pistola in testa. Dopo averla portata in un luogo isolato, esplode un altro proiettile. La seppellisce nei pressi del luogo del delitto, ad Arvier. Un mese più tardi, per paura di essere beccato, disseppellisce il cadavere e lo brucia in una discarica.

Due anni più tardi, nel 1994, incontra le prostituta nigeriana Clara Omoregbee. Andrea Matteucci la porta ad Arnad e consuma un rapporto sessuale. Insoddisfatto, la colpisce con un pugno e la uccide con due colpi di pistola. Non pago, compie atti di necrofilia. Una volta rientrato a casa, seziona il cadavere e ne brucia i resti. Il 10 settembre dello stesso anno prova a uccidere un’altra prostituta, Lucy Omon, ma lei riesce a divincolarsi e a fuggire dall’auto. Il 12 maggio 1995 il quarto e ultimo omicidio, la vittima è la prostituta albanese Albana Dakovi. Dopo un rapporto sessuale, Andrea Matteucci la uccide a colpi di chiave inglese e pugnalate. Anche il suo cadavere viene bruciato.

L'arresto e la condanna

Andrea Matteucci viene incastrato dal protettore della sua ultima vittima, che invia una lettera anonima alla polizia affermando di aver visto la Dakovi salire a bordo del suo furgone Iveco Daily, con tanto di numero di targa. Il mostro di Aosta viene arrestato il 26 giugno 1995: dopo qualche giorno di resistenza, confessa tutti e quattro gli omicidi. Come evidenziato da “I serial killer. Il volto segreto degli assassini seriali” di Ruben De Luca e Vincenzo Maria Mastronardi, afferma di uccidere per punire la madre e per liberare il mondo dalle “sconcezze”. Prima di uccidere le prostitute, avrebbe persino tentato di convincerle a cambiare vita.

Una perizia psichiatrica lo dichiara socialmente pericoloso e parzialmente incapace di intendere e di volere.

Il 16 aprile 1996 viene condannato a 28 anni di carcere e a 3 anni di reclusione in un ospedale psichiatrico giudiziario dalla Corte d'assise di Aosta. Il 9 marzo del 2017, all’età di 55 anni, esce dal carcere ed entra in una struttura sanitaria psichiatrica.

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