Da quando Moussa Sangare ha confessato l'assassinio di Sharon Verzeni si fa un gran parlare di un omicidio "senza senso", frutto di un raptus dell'uomo. Ma questa ricostruzione non va giù al legale dei familiari della donna, che a La Stampa ha dichiarato: "Ho sentito parlare in queste ore di 'raptus improvviso', di 'scatto d'ira' e assenza di premeditazione. Tuttavia faccio notare che il signor Moussa Sangare sarebbe uscito di casa con ben quattro coltelli e prima di uccidere Sharon ha avuto tutto il tempo di minacciare anche altre due persone".
L'appunto dell'avvocato non è sbagliato alla luce della dinamica, anche alla luce della scoperta di una sagoma con la quale Sangare si allenava per le coltellate. Può, quindi, tutto questo essere compatibile con il raptus? È difficile da credere, come fa notare il legale della famiglia della vittima, che punta anche il dito contro la frettolosa ricerca di una qualche forma di "giustificazione" alla follia assassina di Sangare, perché non appena è stato arrestato, fa notare l'avvocato Scudieri, si è parlato di "verosimile incapacità", questo "prima ancora di un esame completo di tutti gli atti".
Se Sangare era noto per le sue problematiche, se era considerato un soggetto pericoloso, visto che non si è perso tempo nel parlare di "problemi psichiatrici", perché è stato lasciato libero di agire? Nelle ore successive al fermo è stato anche reso noto che la madre e la sorella lo avevano allontanato dall'abitazione dopo che erano state da lui minacciate con un coltello. Era stato denunciato e viveva all'interno di un appartamento in una struttura occupata. "L’ho uccisa tanto per farlo. Volevo far del male a qualcuno", ha dichiarato il killer agli investigatori che l'hanno arrestato, confessando l'omicidio.
"È un aspetto da approfondire e valutare eccome. Che sia già emerso, quindi, non mi stupisce per nulla, mi sembra normalissimo", ha dichiarato Giacomo Maj, avvocato di Sangare, replicando indirettamente all'avvocato della famiglia Verzeni. Nel caso in cui venisse acclarata, Sangare avrebbe accesso alle attenuanti del caso e potrebbe anche scontare la pena fuori dal carcere. "Dicevo a mio marito e mio figlio di stare alla larga da lui. È un anno che denuncio, ho chiamato sindaco, assistenti sociali e carabinieri", ha dichiarato la vicina di Sangare. "Alle tre di notte sentivo le botte, sembrava che venisse giù il soffitto. Una persona con rabbia accumulata, che nel subconscio ha il male. Non era gentile, era fuori di sé", ha proseguito parlando con i giornalisti.
Per questo la vicina invita a non far passare l'omicidio di Sharon Verzeni "come un raptus, perché lui ha fatto violenza alla sua famiglia". Riferisce anche che faceva uso di droghe. Una situazione che "tutti sapevano", secondo la donna, che osserva come al posto di Verzeni "potevo essere io o mio figlio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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