Il "cold case" del trapano a Genova: un uomo indagato dopo 29 anni

Dopo alcuni indagati, nel tempo scagionati, ora si punta l’attenzione su un carrozziere: il Dna coinciderebbe con quello trovato sulla scena del crimine

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Importanti novità sul “delitto del trapano”: c’è un nuovo indagato. Si tratta, come si legge su Genova Today, di un carrozziere 60enne, accusato di rapina e omicidio. Contro di lui ci sarebbero diverse prove, tra cui l’esame del Dna, ma è ancora presto per dire se la svolta nella indagini sia risolutiva oppure no. In base alle ricostruzioni degli inquirenti l’uomo avrebbe ucciso dopo aver avuto un rapporto sessuale con la vittima.

Vittima che si chiamava Luigia Borrelli, ma che i clienti conoscevano come Antonella. Luigia era una donna rimasta vedova con due figli adolescenti nel 1990: il marito, colto da un infarto, aveva lasciato debiti con gli usurai, a causa di alcuni affari non andati a buon fine. Strozzata dalle difficoltà economiche Luigia avrebbe preso una decisione drastica per sopravvivere e mantenere i figli: diventare una prostituta del carruggio.

Così aveva affittato un monolocale in vico degli Indoratori da Adriana Fravega, un’ex prostituta. Ai figli, per tenerli all’oscuro e proteggerli, Luigia aveva detto che la donna fosse un’anziana a cui faceva da badante. Ma è in quel monolocale che Luigia venne trovata dalla figlia il 5 settembre 1995, trucidata e con un trapano conficcato in gola. Luigia era stata raggiunta da diversi colpi con armi da taglio - secondo l’autopsia era stata aggredita tra le 21 e le 23 del giorno prima del ritrovamento - ed era morta non sul colpo, ma successivamente in seguito alle ferite.

Il primo a essere indagato fu il figlio Roberto, ma fu scagionato a seguito degli interrogatori. Successivamente fu indagato un elettricista, Ottavio Salis, che aveva lavorato alla ristrutturazione del monolocale e avrebbe per questo discusso con Luigia. Contro di lui il fatto che il trapano sulla scena del crimine gli appartenesse. Il 14 settembre Salis si gettò da una sopraelevata, suicidandosi: non si sa se il gesto fosse dovuto al fatto di essere stato a conoscenza dell’identità del killer (o comunque di dettagli importanti) oppure all’incapacità di dimostrare la propria innocenza. Perché sì, Ottavio Salis era innocente e fu scagionato, anche se ciò avvenne troppo tardi.

Il caso fu funestato da altri due suicidi. Il 25 marzo 1996 Fravega si tolse la vita con i barbiturici: non si sa se fosse a conoscenza delle circostanze dell’omicidio o per i sensi di colpa verso Luigia e Salis. Nel 2014 si suicidò anche il figlio di Luigia, Roberto, gettandosi dal Ponte monumentale di Genova: questo ultimo fatto però sembra non essere collegato con il caso.

Nel 2023 erano state riaperte le indagini: un’infermiera, che all’epoca lavorava nell’ospedale San

Martino di Genova, aveva raccontato di aver visto un primario, il giorno dopo l’omicidio, giungere al lavoro con lividi e graffi. Ma anche lui fu scagionato: il Dna non coincideva con quello trovato sulla scena del crimine.

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