La colpa delle stragi non è del diavolo

La soluzione più facile allora diventa quella di attribuire ogni orrore di cui l'essere umano si fa autore ad una entità esterna, nemica, cattiva, il diavolo appunto

A sinistra Roberto Gleboni, l'autore della strage. A destra Giusy Masetti e la figlia Martina
A sinistra Roberto Gleboni, l'autore della strage. A destra Giusy Masetti e la figlia Martina
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Caro direttore Feltri,

ieri sera vedendo il telegiornale ho appreso la notizia della strage di Nuoro, in cui un uomo apparentemente tranquillo ha sterminato la sua famiglia. Poco dopo mi è apparso in tv Papa Francesco che rivendicava l'esistenza del diavolo.

Io sono sempre stato scettico su questo argomento come su altri temi simili, ma a questo punto mi è venuto in mente un pensiero, ovvero che il pontefice potrebbe avere ragione.

Lei cosa ne pensa?

Antonio Armano

Caro Antonio,

davanti ad episodi di questa tipologia, cioè davanti a fatti di sangue che sembrano sfociare dal nulla, che apparentemente non sono preceduti da avvisaglie e i cui protagonisti vengono descritti quali persone «normali», «tranquille», così come le loro vite e abitudini, siamo sopraffatti da un senso di angoscia che ci induce ad andare alla ricerca forsennata di una spiegazione razionale che possa in qualche modo rassicurarci, forse in riferimento al pericolo che possa accadere anche a noi qualcosa di simile, forse in relazione alla natura umana, all'abisso che si cela dietro la superficie immobile delle nostre esistenze, un abisso che a volte intravediamo. Un abisso che produce vertigine e che si palesa in questi fatti di cronaca, di cui leggiamo quotidianamente, e che talvolta non possiamo ignorare. Ci poniamo delle inevitabili domande, ci sentiamo smarriti.

La soluzione più facile allora diventa quella di attribuire ogni orrore di cui l'essere umano si fa autore ad una entità esterna, nemica, cattiva, il diavolo appunto. Questo non placa le nostre paure, tuttavia ci conforta, lenisce la nostra ansia. Satana è mostruoso, ma è comunque qualcosa di identificabile, innanzitutto ha un nome, ha una storia,

ha una fisionomia che noi gli abbiamo dato senza mai averlo veduto. Così ci illudiamo che quel male non alberghi dentro di noi o dentro chi ci sta accanto, nel nostro animo o nell'animo di chi amiamo, bensì che stia al di fuori di noi, che non ci appartenga.

Non credo in Dio e nel diavolo, nel paradiso e nell'inferno. Io ritengo che quel male che conduce a fare del male sia un malessere profondissimo che l'individuo soffoca, non affronta, reprime, ricaccia nei meandri di se stesso, e quel malessere qualche volta, non trovando sfiatatoi, si accumula, cresce e si trasforma in male verso se stessi e verso gli altri. Esso esplode. Ed ecco che un padre può sterminare la sua famiglia, che una mamma ventenne può partorire e soffocare i due neonati, che un figlio può ammazzare i genitori e il fratellino e così via. Non è stato il demonio a compiere questi crimini. Sono stati esseri umani come noi.

Non sono tanto presuntuoso da affermare che il papa ha torto ed io ragione. Magari il pontefice non si sbaglia, magari tutto il male di cui siamo protagonisti e spettatori, carnefici e vittime, è opera di Belzebù. Lo scopriremo solo vivendo, o sarebbe più opportuno dire «morendo». Certo, se così fosse, ossia se tutto il marcio fosse da attribuire al

diavolo, basterebbe l'opera di un bravo esorcista per liberarci dal male stesso. O sarebbe sufficiente pregare per allontanarlo, appellarsi al Bene, a Dio, avere fede insomma.

Ricordi la storia del muratore di 54 anni, Giovanni Barreca, il quale, lo scorso febbraio, ad Altavilla Milicia, in provincia di Palermo, ha ucciso la moglie, Antonella Salamone, e i due figli di 5 e 16 anni, Emanuel e Kevin? Disse che moglie e figli erano posseduti e di averli massacrati per liberarli dal demonio, ovvero per il loro bene, nel corso di un rito che ha comportato ore e ore di torture, forse giorni. Anche in questo caso, che considero emblematico, l'oscurità che Barreca intendeva annientare non dimorava nella moglie e nei figli, bensì in lui.

«Tutto è puro per i puri», diceva Sant'Agostino. E vale altresì il contrario: «Tutto è malvagio per i malvagi».

Il mondo e gli altri non sono che il riflesso di ciò che ci portiamo dentro.

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