"La cronaca nera non è spettacolo. Vi racconto i grandi gialli sui social del Giornale"

In un nuovo format, il giornalista investigativo Alessandro Politi analizza i casi più controversi e importanti della cronaca nera italiana, con una visione libera da sensazionalismi, ipotesi forzate e spettacolarizzazioni

"La cronaca nera non è spettacolo. Vi racconto i grandi gialli sui social del Giornale"
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Un nuovo format arriva sulle pagine social del Giornale. A curarlo è Alessandro Politi, giornalista investigativo e professore a contratto del laboratorio di Giornalismo investigativo dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università degli Studi dell’Insubria, che racconterà i grandi gialli irrisolti e i punti controversi dei più importanti casi di cronaca nera italiana con una visione oggettiva e professionale, libera da sensazionalismi, ipotesi forzate e spettacolarizzazioni.

Spesso cronaca nera, soprattutto di questi tempi, significa sensazionalismo. Cosa ne pensa?

“Il giornalismo investigativo è un lavoro che richiede tempo, studio, responsabilità e grande serietà. Per questo sono felice sapere che esistono ancora testate giornalistiche come il Giornale che non inseguono il sensazionalismo ma la competenza e la verità”.

Come sarà strutturato il nuovo format?

"Sarà breve ma molto incisivo e durerà al massimo un paio di minuti. In ogni video verranno analizzati i 'casi' spogliati dai fronzoli, mettendone in luce i fatti, le incongruenze e gli interrogativi ancora aperti. Utilizzeremo anche tavole e disegni grafici generati dall’intelligenza artificiale per costruire una narrazione chiara e analitica, evitando immagini suggestive o cruente, anche come forma di rispetto nei confronti delle famiglie e delle vittime coinvolte. Allo stesso modo servirà a non cadere nella spettacolarizzazione della violenza, mantenendo il focus sull’analisi rigorosa dei casi. Due minuti non sono pochi se si sa perfettamente cosa dire e come farlo. Il problema non è il tempo, è il contenuto. Nella nuova rubrica si andrà dritti ai fatti".

Che cadenza avrà la rubrica e dove sarà possibile vederla?

"Uscirà una volta alla settimana e sarà visibile su tutti i canali social ufficiali de il Giornale quindi su Instagram, TikTok e YouTube. Nel montaggio e nella parte redazionale sarò affiancato da Andrea Di Cello, mio ex collega de Le Iene, e da Serena Soardi. Entrambi condividono il mio stesso approccio: rigore, passione, nessun compromesso sulla verità".

Secondo lei questo format può avere un impatto concreto sui casi?

"Sì, perché non si limita a raccontare i fatti, ma invita a riflettere e a parlare. E, se qualcuno sa qualcosa e non ha mai parlato, questo può essere lo stimolo per farsi avanti".

A volte la cronaca nera viene trattata allo stesso modo delle notizie più leggere. Secondo lei è corretto?

"La cronaca nera non è intrattenimento. Qui si parla di vite spezzate, famiglie distrutte, verità scomode. Non si può trattare un omicidio come un format di intrattenimento, magari parlando di delitti e subito dopo di argomenti leggeri. È un tipo di cronaca seria che richiede grande preparazione e competenze specifiche. Chi fa questo mestiere seriamente studia gli atti, verifica le fonti, conosce la materia. Chi lo fa per visibilità si limita a riciclare informazioni già note senza approfondirle adeguatamente. Il problema è che questa superficialità può creare danni enormi".

Quali sono i casi che affronterà?

"Soprattutto i grandi gialli italiani, da Serena Mollicone, Via Poma, Marco Pantani fino ai casi più recenti come Pierina Paganelli e Liliana Resinovich, analizzandone le storie e cercando di capire cosa manca davvero all’appello in queste vicende".

Vista la sua lunga esperienza, c’è un caso che le sta particolarmente a cuore?

"Ce ne sono tanti, ma uno mi ha colpito in particolare, quello di Desirée Piovanelli. Una vicenda che sembra chiusa ma che presentata ancora molti lati oscuri. E quando qualcosa non torna significa che manca un pezzo di verità. Così come non esiste il delitto perfetto esistono però indagini imperfette. Non sono io a dirlo ma l’ex generale del RIS di Parma Luciano Garofano e credo che abbia perfettamente ragione".

Se qualcuno ha informazioni su un caso irrisolto come può contattarla?

"Farlo è uno degli scopi del format. Chiunque ha dettagli mai rivelati o informazioni che teme di dire, può farlo in maniera anonima e protetta scrivedo alla mia mail o sui canali social. A volte basta un dettaglio, un ricordo, una frase ascoltata per caso per rimettere in rimettere in discussione una verità ufficiale.

La cosa che mi piacerebbe passasse in maniera chiara e che tengo ancora una volta a sottolineare è che la cronaca nera non è spettacolo. Dietro ai casi ci sono vite spezzate e famiglie che cercano giustizia. Per questo la verità merita sempre di essere cercata".

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