La nuova foto, la rom, la guardia giurata. Il caso di Denise Pipitone a una svolta?

Piera Maggio parla di una nuova segnalazione. E rispunta un'ipotesi ancora plausibile, che mai si è riusciti a confutare

Le primissime ricerche di Denise Pipitone
Le primissime ricerche di Denise Pipitone
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Un passaggio di mano. Una donna rom coinvolta come “custode”. Denise Pipitone viva, ignara delle sue origini, della sua famiglia che continua a cercarla. Un’ipotesi plausibile ancora oggi, a quasi 20 anni dal rapimento della bambina avvenuto nel 2004 a Mazara del Vallo. Mentre ieri mamma Piera Maggio ha parlato di una nuova segnalazione credibile, vale la pena ricordare che l’augurio di trovare Denise si poggia su segnalazioni del passato, suggestive ma realistiche. Quali sono?

Milano, ottobre 2004: l’avvistamento in strada

È la fine di ottobre 2004. Denise è scomparsa da quasi due mesi. A Milano, una guardia giurata fa il suo turno di fronte a una banca. Si chiama Felice Grieco e un gruppo famigliare attira la sua attenzione. Non sembrano parlare italiano, tranne una bimba che è con loro. Fa ancora caldo, ma lei è incappucciata. E allora Grieco prende il suo telefonino a conchiglia - per l’epoca un nuovo telefono di uso comune - e gira un filmato in cui la bambina, che viene chiamata Danàs chiede: “Dove mi porti?”.

Il video è chiaramente a bassa risoluzione per via delle risorse tecnologiche dell’epoca, ma la bambina è davvero somigliante a Denise Pipitone, anche quando si fa un raffronto biometrico. Non solo: quella frase che pronuncia ha un’intonazione compatibile con quella di qualunque altra bambina siciliana dell’area di Mazara.

Purtroppo non si riuscì a fermare quel gruppo famigliare, sempre ritenuto di etnia rom, per cui non ci furono mai riscontri, né positivi né negativi. Va ricordato inoltre che l’insediamento nomade di Mazara si spostò proprio il giorno dopo il rapimento di Denise. L’ipotesi fu quella di un passaggio di mano: in altre parole c’erano dei rapitori - che sono rimasti ignoti e non sono ascrivibili alla comunità rom - che avrebbero consegnato la bambina a qualcuno.

Valtellina, aprile 2005: la segnalazione di una migrante

Nella puntata del 3 ottobre 2022 la trasmissione Ore 14 racconta una vicenda risalente al 2005 ambientata in Valtellina. Tra Sondrio e Bergamo per la precisione, laddove il registro delle assegnazioni delle case popolari aveva fatto risaltare un nome insolito mai reso noto, una pista interessante anche a seguito di una segnalazione. Un altro salto nel passato.

È il 12 aprile 2005. I carabinieri di Sondrio ricevono una segnalazione da una migrante egiziana con regolare permesso di soggiorno. La donna dice di aver riconosciuto Denise in alcune foto che le sarebbero state mostrate da una cittadina kosovara senza permesso di soggiorno e con documenti falsi, tale Juliette. Quest’ultima avrebbe una zia che vive a Bergamo con una bambina che parla italiano, afferma di non avere la mamma e reca sulla guancia una peculiare cicatrice, simile a quella di Denise.

All’egiziana capita successivamente di andare a una festa, un pranzo con i bambini kosovari di Bergamo Alta: qui incontra la bambina in questione che non chiama mamma la zia di Juliette, ma la chiama per nome. L’egiziana è convinta che sia la stessa donna vista nel filmato di Felice Grieco, o forse una parente stretta data la somiglianza. La zia di Juliette non può uscire dall’Italia, perché - spiega - la bambina che è con lei non ha i documenti.

A questo punto i carabinieri di Sondrio fanno irruzione a un banchetto di nozze successivo, in cui sperano di trovare sia la bambina che la donna, ma

entrambe sono assenti. Anche l’egiziana dice di non vederle nelle immagini identificative raccolte dagli inquirenti. Che tra l’altro effettuano anche delle intercettazioni purtroppo mai prese in considerazione.

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