Nella giornata di ieri Ancona ha dato l’ultimo saluto a Mithila Zakir, la 15enne di origine bengalese che giovedì scorso si è tolta la vita gettandosi dal balcone di casa sua, un appartamento al terzo piano nel capoluogo marchigiano. La procura di Ancona ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio e, in un appuntamento da fissare, verrà ascoltato il padre dal pm Andrea Laurino: l’ipotesi, tutta da provare, è che la giovane si sia uccisa a causa della possibilità di nozze combinate.
Il rito funebre islamico si è svolto all’obitorio dell’ospedale di Torrette, dove si è ritrovata a pregare una lunga fila di esponenti della comunità bengalese ad Ancona. C’erano tutti i famigliari: il padre, sorretto da due conoscenti, la madre che ha avuto un malore, il fratello e la sorella maggiori della 15enne. È stata pronunciata la preghiera, con gli uomini rivolti verso la Mecca, e il corpo è stato lavato tre volte e purificato da un’imam donna, “una sorta di saluto per la morte, per il bene di Allah”. Domani il corpo tornerà in Bangladesh per gli ultimi adempimenti funerari.
L’indagine servirà a chiarire perché Mithila abbia compiuto il gesto estremo. Diverse persone smentiscono l’ipotesi del matrimonio combinato, dal padre, operaio in un cantiere navale - “Mia figlia era troppo giovane per sposarsi, era poco più di una bambina” - al fratello, che ha spiegato ai giornalisti: “Non sappiamo nemmeno noi cosa è successo e vogliamo la verità. Nella nostra comunità c’è anche gente cattiva, che ha detto cose brutte di mio padre, non sono belle persone quelle. La Procura indaga sì, ma poi bisogna vedere se è vero quello che dicono. Se non è vero, cosa succede? Per noi ora è il momento del dolore, che non auguriamo a nessuno di provare, nemmeno al nostro peggiore nemico”.
Ma anche al di fuori della famiglia il padre viene difeso. Il referente della comunità bengalese di Ancona Nahid Nazmul Ahmed ha smentito l’ipotesi nozze forzate, come riporta Il Resto del Carlino: “La sorella maggiore ha scelto lei il marito, un matrimonio da ‘innamorata’: non esiste il matrimonio combinato in questa famiglia. Anche il fratello è sposato e ha fatto una scelta d’amore”.
Tuttavia la procura dei minori e i servizi sociali del Comune di Ancona si erano occupati in passato di Mithila, tanto che era stato disposto il divieto di espatrio per lei: pare che la giovanissima, quando frequentava la terza media, si sia confidata con un’insegnante, per timore di un presunto matrimonio forzato e un’eventuale rinuncia agli studi. Poi era stato attivato un percorso, in cui il padre si era dimostrato peraltro molto collaborativo: Mithila alla fine si è iscritta a un istituto professionale per studiare moda, scuola che frequentava fino al giorno del suo suicidio.
Si è pronunciato anche il legale della famiglia, Jacopo Casini Ropa: “Non c’erano particolari
tensioni in casa, è una famiglia allargata e non c’era una situazione di particolare tensione. Nemmeno loro si capacitano di quanto successo. Oggi questa ragazzina è figlia di tutti, in un momento di grande dolore”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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