"L'ho ucciso perché ero geloso". Il portuale di Genova confessa l'omicidio

Filippo Giribaldi, portuale della Culmv e figura di spicco dell'associazione 'no vax' Libera piazza, ha confessato l'omicidio di Manuel Di Palo: "L'ho ucciso per gelosia"

In foto, Filippo Giribaldi
In foto, Filippo Giribaldi

"Sì, l'ho ucciso". La confessione di Filippo Giribaldi, portuale della Culmv e figura di spicco dell'associazione no vax Libera piazza, accusato dell'omicidio di Manuel Di Palo, è arrivata nella notte tra sabato e domenica, a poche ore dal delitto di Genova. Stando a quanto trapela dalla questura, come riporta Repubblica, l'indagato è apparso fin da subito molto "collaborativo" con gli inquirenti. Il suo legale, l'avvocato Paolo Scavazzi, ha spiegato all'Adnkronos che l'assistito era "completamente fuori testa, reduce dall'assunzione continuata di crac per 4 giorni". Intanto, CasaPound ha diffuso una nota stampa con cui si precisa che la vittima "non era un militante" dell'organizzazione da diversi anni.

La confessione del portuale

Il movente dell'omicidio, avvenuto ieri sera (domenica 25 aprile), sarebbe del tipo passionale. Il presunto assassino ha spiegato di aver aperto il fuoco contro Manuel Di Palo, 37 anni, per motivi di gelosia. "Ero geloso - ha detto il 43enne durante l'interrogatorio davanti alla pm Eugenia Menichetti - frequentavo una donna che da qualche settimana frequentava anche Di Palo. Era stata lei a dirmi che voleva liberarsi di lui e del suo amico. Loro la vedevano e le davano la droga". In casa della donna, dove è partita la lite, poi culminata in via Polleria, gli investigatori della squadra mobile hanno trovato un chilo di cannabis. Filippo Giribaldi dovrà essere interrogato anche dal gip per la convalida che però non è stata ancora fissata.

L'avvocato del 43enne: "Sotto l'effetto di crac"

Il legale del 43enne ha spiegato che l'assistito avrebbe agito sotto l'effetto di crac: "Ha detto di essersi allontanato in un primo momento dall'abitazione della donna convinto che la vittima e l'amico che si trovavano lì avessero chiamato i carabinieri. - ha chiarito ad Adnkronos l'avvocato Paolo Scavazzi - Non solo. Al pubblico ministero ha detto di aver creduto che a inseguirlo fosse proprio un carabiniere". Quanto alla eventuale matrice politica del delitto, poi puntualmente e fermamente smentita dalle parti in causa, il legale ha precisato: "Casapound nella vicenda non c'entra nulla - ha sottolineato il legale - Di mezzo c'è una donna, pare grande amica del mio assistito, che gli aveva fatto credere di essere stata resa succube della vittima e dell'amico che era con lui. Non solo. Al magistrato ha detto di non aver capito che chi lo inseguiva era il tale che ha ucciso. Di Palo lo avrebbe raggiunto sul luogo dove è accaduto il fatto. Lì ci sarebbe stata una colluttazione, il mio assistito sarebbe stato colpito dalla vittima con un pugno e a quel punto avrebbe sparato".

Vecchie ruggini

Stando alle dichiarazioni dell'avvocato Scavazzi, tra Manuel Di Palo e Filippo Giribaldi c'erano già dei dissapori: "Tra loro c'era stata già qualche discussione in passato ma questa volta lui avrà voluto fare un intervento un pochino più energico. Non è andato sicuramente per ammazzare, diversamente non avrebbe sparato prima al muro. Piuttosto si sarebbe presentato sotto casa della ragazza come avvertimento". Quanto all'arma del delitto, una calibro 22, il legale ha concluso: "Dice (Giribaldi ndr) di averla trovata qualche anno fa sulle alture di Genova", ha concluso il legale.

Il comunicato di CasaPound

Sulla scorta delle notizie trapelate nelle ultime ore, CasaPound ha diffuso una nota stampa in cui prende la distanza dai fatti rilanciati dai media: "Diffidiamo chiunque dall'accostare CasaPound alla vicenda e agiremo di conseguenza in caso contrario, per tutelare la comunità - si legge nella nota - Manuel non era militante di CasaPound ormai da diversi anni.

Troviamo semplicemente vergognoso e deplorevole che media e politici sfruttino un evento tragico come la morte di un ragazzo per speculare su quanto avvenuto. Oltre tutto, tentando anche di agitare ipotesi di droga e spaccio, colpendo un'intera comunità, già umanamente toccata da quanto accaduto".

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