Lilly, l'autopsia e il "tesoretto". Il fratello: “Cosa fece una settimana prima”

I punti ancora oscuri nel giallo di Liliana Resinovich: la donna aveva disponibilità di contante in casa, ma qualcuno potrebbe averla rapita

Screen Quarto Grado
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Ci sono tanti misteri ancora da sciogliere riguardo alla morte di Liliana Resinovich. La procura di Trieste pare abbia eseguito quasi tutti i controlli già effettuati durante le prime indagini: manca solo la seconda autopsia, sulla quale si riversano tante speranze, anche se non è detto che restituisca grandi risultati, a causa dello stato di degradazione del corpo. Liliana detta Lilly scomparve da Trieste la mattina del 14 dicembre 2021: il suo corpo fu ritrovato il 5 gennaio successivo nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico giuliano. Dopo le prime indagini per suicidio e sequestro di persona, ora gli inquirenti cercano di capire se si sia trattato di omicidio o morte in conseguenza di altro reato (per esempio un’aggressione).

L’autopsia

Martedì scorso si è andati avanti con gli esami all’Istituto di Medicina legale di Milano. Il team guidato dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo avrebbe esaminato i vetrini con il tessuto istologico prelevato dal corpo di Lilly: sarebbe confermata la morte per asfissia, come in effetti aveva stabilito la prima autopsia. Secondo l’ex generale dei Ris Luciano Garofano, consulente di parte del vedovo e ospite fisso a Quarto Grado, si sarebbe trattato di un dato “neutro”, che non va né verso il suicidio né verso l’omicidio, poiché “anche la parte traumatologica va approfondita”.

I contanti

Quarto Grado ha esaminato la questione dei contanti, pare sempre molto abbondanti, nella disponibilità di Lilly al momento della scomparsa. La donna avrebbe effettuato diversi prelievi nei mesi precedenti, e naturalmente in casa sarebbe stato presente anche del contante del marito. Sebastiano Visintin ha spiegato il motivo di quell’abitudine: “Li teneva lì per quelli che potevano essere i problemi”. In altre parole quei soldi erano destinati a eventuali emergenze.

Una settimana prima di scomparire, Liliana avrebbe dato al fratello Sergio Resinovich una cifra insolita. “Ci siamo visti, mi pare il 9 di dicembre, dopo san Nicolò, l’Immacolata. Arrivo là e mi fa: ‘Ti ho portato dei soldi’. E faccio: perché? ‘Perché così ripari anche la macchina e dai intanto i soldi a Veronica per fare l’abbonamento’. Erano 1600 euro” ha raccontato l’uomo. Era il desiderio di una donna di porgere il suo aiuto nel caso le fosse capitato qualcosa o invece di un’aspirante suicida? La risposta a questa domanda potrebbe risolvere il giallo, ma chiaramente Liliana o altri non possono fornirla, se non parlando per ipotesi.

Si sa però che la donna, nei giorni precedenti alla scomparsa, aveva effettuato, come risulta dalle perizie telefoniche, delle ricerche su un hotel di Sesana. Ma in quell’albergo Lilly non ha mai messo piede.

“Rapita”

C’è grande fermento dell’opinione pubblica intorno al presunto tragitto effettuato da Lilly il giorno della scomparsa. La famiglia non è convinta che la donna inquadrata dalle telecamere di sorveglianza - prima vicino casa nell’atto di gettare la differenziata, poi vicino alla scuola di polizia e infine in piazzale Gioberti - possa essere lei.

Tuttavia dall’amico Fulvio Covalero giunge una suggestione interessante: e se Liliana avesse fatto un incontro

fatale nei pressi di un “angolo cieco” nei pressi della chiesa posta dopo l’attraversamento di piazzale Gioberti? “Era lì che l’aspettava qualcuno” ha ipotizzato l’uomo in un’intervista a Quarto Grado.

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