I punti chiave
Sono probabilmente le ultime battute sull’indagine relativa alla morte di Liliana Resinovich, eppure spuntano delle novità che potrebbero gettare nuova luce sulle prospettive di comprensione del caso. Lilly è scomparsa il 14 dicembre 2021 da Trieste e il suo corpo è stato ritrovato tre settimane più tardi nel boschetto del locale ex ospedale psichiatrico. Dopo le prime indagini e la conseguente richiesta di archiviazione per suicidio, si è riaperta un’inchiesta per sequestro di persona e omicidio, ma senza nessun indagato. Ora si è in attesa dei risultati della nuova autopsia.
La presunta testimonianza
La prima novità importante viene da una nuova testimonianza. Il fratello di Liliana, Sergio Resinovich, è stato contattato da una donna che gestisce una struttura ricettiva: in questa struttura Lilly e il marito Sebastiano Visintin si sarebbero recati circa due volte al mese tra il 2020 e il 2021, ma avrebbero conosciuto questa donna nel 2017, avviando con lei rapporti cordiali.
La donna, la cui testimonianza è stata depositata in procura, ha riferito che i rapporti di coppia non sarebbero stati idilliaci, come sostiene invece Sebastiano, tanto che una volta Lilly l’avrebbe presa da parte per chiederle camere con letti separati “perché mi diceva di non sopportarlo più”, dopo che la struttura, per una contingenza, era stata costretta ad assegnare loro una stanza di questo tipo.
Dopo aver saputo della scomparsa, il 18 o 19 dicembre 2021 la donna avrebbe telefonato a Sebastiano, che le avrebbe riferito che “ognuno faceva la propria vita”. La donna lo avrebbe incalzato, suggerendogli che forse Lilly era rimasta vittima di una rapina, ma il marito avrebbe risposto che “non aveva oro con sé, ma l’orologio di plastica che lui le aveva regalato poco prima”. Il corpo di Lilly è stato trovato proprio con quell’orologio rosa fermo a un orario preciso, di cui gli inquirenti erano al corrente: secondo i famigliari, Liliana non indossava l’accessorio se non quando andava in bicicletta, in particolare d’estate.
A un certo punto della telefonata con la presunta testimone, Sebastiano si sarebbe innervosito e le avrebbe detto: “È stato un incidente”. Aggiungendo successivamente: “Sono fuori di testa, non so quello che dico”. A un incontro successivo con la donna, che le avrebbe chiesto spiegazioni, Sebastiano avrebbe risposto che “non si ricordava niente di quei giorni e che era in stato confusionale” e, riferendosi a Lilly, “ha ammesso che negli ultimi 6 mesi non la riconosceva più”.
La testimonianza è stata depositata dall’avvocato Antonio Cozza, che segue la cugina di Liliana Silvia Radin. Il legale ha parlato a “Chi l’ha visto?” di “dichiarazioni supportate da altri elementi”. Lapidario invece Sebastiano, che a una giornalista della trasmissione ha chiesto: “Sei sicura che mi stai dicendo questo o è una tua invenzione?”. Successivamente il vedovo ha aggiunto: “Non sono cose che mi interessano. Bisogna sapere cosa è successo a Liliana”.
L’“amico della Carnia”
L’avvocato Nicodemo Gentile, che segue Sergio Resinovich e anche lui era ospite in studio, ha spiegato di aver chiesto alla procura di sentire l’“amico della Carnia”, ovvero un uomo in confidenza con Sebastiano. A lui il vedovo si sarebbe rivolto per chiedere, sebbene fosse distante, un aiuto per il figlio rimasto impantanato nei giorni precedenti a Capodanno 2022. E, secondo quando risulterebbe dai tabulati, ci sarebbero stati contatti molto fitti tra lui e Sebastiano, dopo la scomparsa e il ritrovamento di Lilly.
Il plico misterioso
L’altra novità potrebbe consentire di ricostruire verosimilmente il tragitto effettuato da Liliana il giorno della scomparsa. Va ricordato che la donna fu inquadrata due o forse tre volte da telecamere di videosorveglianza: nell’atto di gettare la raccolta differenziata a poca distanza da casa, di fronte alla scuola di polizia di Trieste e infine in piazzale Gioberti. Quest’ultima ripresa però è incerta: nessuna delle persone a lei vicina la riconosce e sembra quasi non indossi gli stessi abiti delle altre riprese e del ritrovamento.
Sergio ha ricevuto un plico anonimo: contiene le foto delle telecamere della scuola di polizia e sembra proprio scattata all’interno della guardiola della struttura. Sugli schermi c’è un post it con la scritta “7 minuti di ritardo”.
Si tratta di un dettaglio importante: i media hanno sempre riportato che il ritardo di quelle telecamere ammontava a 5 minuti e questo riscrive l’intera ricostruzione del tragitto di Lilly, compreso il fatto che a questo punto è quasi impossibile che la persona inquadrata in piazzale Gioberti sia lei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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