"Per me è molto difficile pensare di perdonare. La mia vita è stata devastata, è diventata una fatica affrontare le giornate, perché il dolore è troppo forte". Sono parole intrise di profonda amarezza quelle di Monica Marchioni, la madre di Alessandro Leon Asoli, condannato a 30 anni di reclusione per l'omicidio del patrigno, Loreno Grimandi. Era il 15 aprile del 2021. Il ragazzo, allora 19enne, preparò per cena un piatto di penne al salmone condite con il nitrito di sodio. Monica si salvò solo perché dopo aver mangiato i primi due bocconi decise di fermarsi. Il compagno, invece, morì nel giro di pochi minuti. "Nessuno può immaginare cosa significhi dover affrontare tutto questo. Oggi faccio fatica a sopravvivere, vado avanti grazie alle cure e agli psicofarmaci", racconta la donna in un'intervista al Corriere della Sera.
I dubbi sul ravvedimento: "Sarà vero?"
Alessandro Asoli ha deciso di non fare ricorso in Cassazione contro la sentenza di condanna. Ciò significa che la pena diventerà definitiva. Il suo avvocato, Davide Bicocchi, ha parlato di un percorso di "resipiscenza" che il 21enne ha intrapreso in carcere. "Sono contenta della sua scelta, finalmente è quella giusta. Affrontare un altro grado di giudizio sarebbe stato ancora doloroso per me, oltre che un esborso di tempo ed energie inutili. - dice Monica Marchioni - Mi fa piacere che possa intraprendere un percorso di ravvedimento. Sarà vero? Non so, non posso dirlo ora. Per adesso non ho ricevuto alcun cenno da lui, si vedrà".
"A processo uccisa due volte"
Durante tutto il processo di primo grado Asoli sostenne che in realtà il veleno nella pasta l’avesse messo la madre, con l'intenzione di uccidere il marito. "Sono stata dipinta come una donna assassina, anaffettiva, malvagia, in crisi con il marito. - ricorda la donna - Non mi sono ancora ripresa dalle menzogne, le cattiverie che sono state dette, sembrava che il processo fosse l’occasione per uccidermi una seconda volta. Sono andati in tribunale a dire che io ero l’assassina, io additata come quella che avevo architettato tutto".
"Mio figlio tentò di soffocarmi"
Monica non riesce a dimenticare quella drammatica sera in cui il figlio, dopo aver tentato invano di avvelenarla con il piatto di pasta, provò a soffocarla a mani nude. "Non solo quella notte non si è fermato alla pasta, - spiega - ha tentato di farmi bere del veleno, poi mi ha aggredita, ha tentato di soffocarmi, in più per un anno e mezzo lui e chi lo sosteneva non hanno fatto altro che farmi morire un’altra volta".
Il perdono
Il legale di Asoli non esclude che, in futuro, il giovane possa chiedere di incontrare la madre. "Non dico no, ma oggi non posso dire nulla, anche perché non so nulla di lui. - conclude la madre del ragazzo - Non so se ha bisogno di cure, se le sta affrontando.
Sinceramente mi sembra che questa scelta sia un punto di partenza, spero che faccia bene soprattutto a lui. Mi auguro per lui che il suo percorso sia sincero, per il resto si vedrà. Il dolore è ancora troppo forte".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.